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Percorso ben sviluppato, impegnativo ma relativamente breve. Percorribile anche in primavera ed autunno ma da evitare nei fine settimana.
Superare Cortina ed il camping e poco dopo arrivati a Fiames lasciare l’auto presso l’albergo sulla sinistra; attraversare la strada qualche metro oltre dove i cartelli indicano la ferrata.
Si risale nel bosco per pochi minuti seguendo dapprima un sentiero, ci taglia la prima sterrata e poi la seconda – ora pista ciclabile – si rientra nel bosco, si risale quindi un canale franoso fino a sbucare all’aperto e con rapidi tornantini si punta diretti sul lato destro della pietraia fin sotto la parete – ancora in ombra – del monte (1700 – 50’).
La targa alla parete indica l’inizio del tracciato e anche se tutti si imbragano si può proseguire sulla prima cengia erbosa verso destra e rinviare la vestizione a quando si raggiungono le prime attrezzature. La prima parte è sempre piuttosto verticale; la progressione è divertente e tecnica in quanto appoggi ed appigli sono ben sfruttati. Purtroppo va fatta molta attenzione all’usura degli stessi: in alcuni punti la roccia sembra quasi marmo da quanti sono stati i passaggi e la progressione in arrampicata va pesata con cautela anche per il rischio di far cadere sassi su chi ci segue. Un altro aspetto riguarda molti passaggi che non sembrano disegnati per chi è poco alto visto che si deve sfruttare spesso una spaccata piuttosto ampia.
Ci si sposta a destra e sinistra sfruttando cenge, paretine e corti camini e - a circa metà percorso - terminano le attrezzature; si risalgono alcuni tornanti tra i mughi, un’altra cengia verso destra fino al secondo tratto attrezzato.
Come in precedenza si punta verticale a superare velocemente la peraltro breve parete; a fine cavo si arriva ad un pianoro dove si intravvede l’unica scala saldamente attaccata ad una scura parete. Superata quest’ultima, i successivi pioli e altri cavi si risale ancora tra evidenti tracce di sentiero e gli ultimi metri di attrezzature; si punta verso sinistra ormai sotto il sole e con gli ultimi faticosi metri sul pietroso sentiero finale si tocca la cima (2240 – 1.40’).
Si scende verso NE per evidenti tracce di sentiero non obbligato, quindi si taglia in diagonale verso E fino alla evidente forcella del Pomagagnon (2180 m – 15’). A sin. Si può scendere direttamente ad Ospitale mentre a destra puntiamo ripidi in discesa verso il rientro. I canali ghiaiosi possono essere affrontati con velocità anche se va fatta
attenzione ai punti più compatti, agli smottamenti di pietre ed alla inevitabile polvere che riveste tutti e tutto. Tenersi verso il centro destra del largo canalone ed quando lo stesso si apre puntare ad O quasi a ridosso del bordo sinistro della evidente lunga frana che costeggia la parete del Campanile Dimai.
Scendere veloci verso valle seguendo le tracce e all’altezza delle prime macchie di mughi individuare il sentiero di rientro che con svolta a destra guida veloce dentro il bosco. Seguirlo senza problemi fino ad incrociare la sterrata ciclabile e come per l’inizio tagliare anche la seconda sbucando sulla strada presso l’albergo (1290 – 1.40’).
Potrebbe essere l’ideale e divertente escursione di mezza giornata, peccato che la frequentazione eccessiva abbia levigato in alcuni punti la roccia e soprattutto si possa rischiare – in stagione – di trovarsi tra cordate con molti frequentatori. In questo caso conviene partire presto altrimenti i tempi diventerebbero lunghi e noiosi.
I panorami che si aprono nella risalita sono splendidi per cui vale la pena affrontarla se la giornata permette di goderli.
Da forc. Pomagagnon: 202 per Val Pomagagnon / Ospitale
