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relazioni
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Classica via normale dolomitica che regala una particolare soddisfazione. Risalire lentamente la Grava di Cerigères alle prime luci dell’alba per arrivare all’attacco relativamente in forze e verso la fine dell’estate, quando un’intera giornata di sole non ti consuma, essendo la via tutta esposta a sud.
Da Cortina oppure da Auronzo ci si porta al passo Tre Croci dove si parcheggia (1805 m).
Dal passo Tre Croci le vecchie carte indicavano un 221 diretto a nord di cui forse sono rimaste solo alcune rare tracce. Il percorso corretto del 221 inizia seguendo per pochi minuti lo stesso 203 diretto a Somforca per lasciarlo a destra – indicazioni per Forcella Cristallo - e senza essere mai troppo ripido porta rapidamente sull’ultima zona prativa sulla cui destra si aprono profondi salti sulle morene terminali del ghiaione (ca. 2250 m), in questa zona si può portare una tenda per anticipare parte della risalita.
Seguendo le evidenti tracce di sentiero, i segnavia e gli ometti si entra in diagonale nel ghiaione tagliando in costante salita verso la sua destra. Il tracciato non corrisponde alle carte dove la linea di risalita a sinistra non fa parte del percorso e sebbene in alcuni punti si possano anche scegliere differenti alternative, si consiglia di seguire sempre la
traccia più logica e segnalata. Per i primi tre quarti solo in alcuni brevi punti la solidità del fondo lascia a desiderare, mentre verso la parte terminale l’approccio alla forcella si rivela faticoso, instabile e da affrontare con massima cautela soprattutto se seguono altre persone.
Con l’avvicinarsi della forcella il canale si restringe tra la parete di destra e le roccette, poco solide, sulla sinistra alle quali ci si appoggia per gli ultimi passi a circa una trentina di metri sotto il passo. Quando sulla destra sopra di noi si notano resti di baracche di guerra è il punto per individuare una esigua cengia sulla sinistra. Si possono approcciare le prime cenge anche dal passo vero e proprio e quindi a sinistra per i primi ometti, anche se gli ultimi tratti verso la forcella sono tremendi (2808 m – 2.30’/2.50’).
Non essendoci segnavia alcuno per l’inizio bisogna seguire a sinistra alcune cenge poco marcate alternate a corti canali puntando ai primi ometti che si individuano abbastanza facilmente. Ora il passo è pochi metri sotto di noi e puntando decisi a sinistra si inizia a tagliare il fianco sud della parete: si supera una bassa rientranza dove un vecchio e malconcio ponte di legno non offre molta sicurezza (poco agevole anche la roccia umida con il ghiaino, meglio al ritorno), si inizia a risalire la Grande Cengia Inferiore aiutati spesso da bolli rossi, qualche freccia e molti ometti. Dopo circa mezz’ora dove la traccia è sbarrata con pietre e in presenza di freccia rossa, si arrampica a destra per una decina di metri e quindi a sinistra per altri 50 metri su cengia seguita da una comoda rampa di rocce grigie.
Si risale la rampa ed un camino di 20 m (I-II+ / ch.), altre roccette ed una cengia a sinistra per altri 20’ - compreso qualche metro di leggera discesa -, si lascia alla destra un testone di roccia seguendo sempre le indicazioni e gli ometti. Aggirare un esposto spigolo (II), rimontare un caminetto ripido (II / ch.), altro spigolo a destra e successivo camino di una decina di metri (I-II).
Ora, sulla Grande Cengia Superiore, seguirla verso sinistra fino ad una spalla con panorama su Cortina. Ora si segue la cresta terminale superando qualche risalto sulla destra o sul filo ed un piccolo diedro (I-II / ch.), si superano resti di legno di un ponticello fino al Baston del Ploner, visibile già dal basso prima del diedro. Si continua a seguire la cresta tra i due salti a destra e a sinistra, in alcuni punti ripida e stretta, lasciarla infine per l’ultimo tratto su ghiaie fino alla libera e spaziosa cima - libro di vetta – (3221 m – 2/2.30’).
Si ripercorre la via di salita seguendo segni e ometti e riferimenti dei passi seguiti in salita. Nei punti attrezzati utilizzare chiodi e cordini presenti per doppie o arrampicate assicurate. I punti più critici sono un tratto della cresta finale, due canalini ed un esposto traverso con spigolo. In caso di dubbio sul percorso cercare sempre gli ometti sottostanti più vicini ed eventuali bolli rossi. Su cenge e tracce di sentiero è sempre presente il ghiaino sotto i piedi ed in discesa il passo va dosato. Dopo aver superato la rientranza con vecchio ponticello si arriva all’attacco - prima degli ultimi ometti all’inizio di un canale ghiaioso eventuale cordino su spuntone da dove calarsi evitando il tratto più insidioso che scende dalla forcella (2808 m – 2.30’/3.00’).
Dopo la prima parte da percorrere con calma, il ghiaione può essere disceso direttamente saltando da un canale ghiaioso all’altro facendo sempre attenzione alla consistenza del fondo. Arrivare all’altezza dei prati a destra da dove, ripreso il sentiero del mattino, si ritorna a passo Tre Croci (1805 m – 1.30/2.00’).
Via grande e stupenda. Faticoso avvicinamento e successivo sviluppo; da considerare modo e approccio fino al passo anche per il fondo insidioso e poco solido. In salita tutti i punti più impegnativi sono divertenti e su buona roccia. Da prestare la massima attenzione in discesa e per il materiale meglio due corde da 30 m. (oppure una da 50 m.),
moschettoni, cordini e quanto per le doppie. In qualche altro punto delicato non ci sono chiodi per assicurare e non sempre è agevole trovare uno spuntone. Forse per principianti e poco esperti è ancora una via un po’ impegnativa.
Da forc. Cristallo: per traccia non segnata su resti di ghiacciaio verso nord su Val Fonda / Val Popena
