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relazioni

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Dolomiti - Agordino
Cengia Masenade
2250 m
Agordo/Dont-Passo Duran 1601 m
700 m
5/6 h
F / I+
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rif. Carestiato 1834 m

a cengia Masenade, in alcuni tratti spettacolarmente aerea, corrisponde all’eventuale prima via di fuga dalla ferrata Costantini e termina sulla Pala delle Masenade sotto la Cattedrale. Costituisce la prima parte del trittico di cenge Masenade-Belìa-Letizia ma da compiersi solo se l’attraversamento del nevaio incassato lo consente in sicurezza.

Da Agordo oppure dalla Val Zoldana presso Dont, ci si porta a passo Duran con varie possibilità di parcheggio (1601 m).

Dietro gli edifici un sentiero 549 su marcatissima traccia risale i prati a prendere la larga strada bianca che in tranquillità conduce al rif. Carestiato (1834 m – 0.45’).
A N del rifugio il sentiero 554 AV1, inizialmente in comune per l’attacco della ferrata Costantini, scende sensibilmente tra le rocce ed i sassi franati costeggiando le ultime propaggini della Pala delle Masenade. Si seguono i numerosi segnavia avvicinandosi al sentiero di rientro della ferrata Costantini sino ad un grosso masso isolato nel verde (1800 m – 0.25).
Dietro il masso una chiara indicazione per il rifugio ed una marcata traccia stacca a destra con bolli rossi ed in leggera salita. Quando la pendenza aumenta si accostano le rocce alla destra e con veloci tornantini ci si porta alla base dei Scalet. Si supera un primo passo con masso incastrato con l’aiuto di due pioli ed una successiva breve paretina (pp II-), quindi a destra una facile e poco ripida cengia tra mughi e sassi. Dopo una sensibile salita ed un piccolo terrazzino la cengia diventa più stretta ed esposta passando sopra alcune particolari pozze d’acqua. Ancora in salita su traccia più facile sino ad un grande masso con freccia a sinistra. Si ignora una visibile falsa cengia poco oltre a destra e si segue la traccia in breve ascesa per alcuni metri, quindi subito a sinistra su esile camminamento sul verde, appena al di sotto di una parete con protuberanze rocciose. Si seguono gli ometti a vista in quanto i pochi bolli rossi sono per lo più segnati dietro i massi, come indicazione per chi scende la cengia dalla ferrata Costantini. Il successivo pendio verde, ma disseminato di roccette, va inizialmente percorso in salita diagonale verso N ricercando le tracce e verificando sempre alle spalle i bolli. Quando al di sopra si intravvede una fascia rocciosa con larghe striature nere la si punta per riprendere la soprastante facile cengia basale puntando ora decisamente a destra. Si contorna la parete per discostarsene leggermente poco oltre per risalire una ripida colata ghiaiosa appena sul lato destro. Ora su spazi aperti e più facili si sale aggirando qualche pendio senza problemi di orientamento con vista sul sottostante rifugio. La cengia si restringe e prosegue sotto la parete scollinando su una piccola spalla verde nei pressi di un isolato albero. Da questo punto è visibile la spettacolare continuazione della cengia, aerea e attraente, sopra le verticali pareti. Si tagliano in falsopiano alcuni larghi ghiaioni con passo sicuro ad aggirare l’evidente grande spigolo oltre il quale la cengia scende brevemente e tagliando alcuni brevi attraversamenti incrocia la ferrata Costantini, che sale da destra, in un punto di respiro poco sotto una evidente targa dove le attrezzature riprendono (2250 m – 1.30’).
Si prosegue sulla cengia in falsopiano e quindi in leggera salita tra il verde sopra una ampia sella panoramica sul tratto percorso e la successiva ripida discesa, la Pala del Belìa (2295 m). Dalla sella si scendono le tracce verso il centro del pendio oppure appena a sinistra toccando una costola che separa i ripidi pendi verdi a destra dal sinistro canale di scolo a sinistra. La discesa potrebbe avvenire scendendo leggermente nel canale ma risulta più problematica, tenersi quindi a destra seguendo le tracce in discesa con particolare attenzione per la ripidità.
La prosecuzione per le successive cenge Belìa e Letizia implica un obbligato attraversamento di un ripido scivolo di neve che può risultare pericoloso se ridotto nella consistenza ed obbligando quindi al rientro per il percorso a ritroso. Il percorso che collega le tre cenge, in senso inverso, è oggetto di altra relazione (Cenge Letizia-Belìa-Masenade).

Se la prosecuzione per le cenge di cui sopra non risultasse possibile si ritorna per la cengia stessa ripercorrendo i tratti di salita sino all’incrocio col 554 AV1 (1800 m – 1.30’). A sinistra in falsopiano al rif. Carestiato (1834 m) e sulla mulattiera al PP di passo Duran (1601 m – 1.10’).
Per una diversa ma più impegnativa opzione di rientro, se provvisti di idonea attrezzatura, si riprendono le vicine attrezzature della ferrata Costantini, se ne discende il ripido ed impegnativo primo tratto riportandosi all’attacco e da questo in breve direttamente al rif. Carestiato (1834 m) ed al PP di passo Duran (1601 m – 1.00’).

Nella concatenazione delle tre cenge Masenade-Belìa-Letizia quella descritta può essere la prima oppure l’ultima. Anche se percorsa da sola rappresenta un buon impegno ed una escursione gratificante presentando passi dove serve confidenza ed orientamento. Nel percorrerla in senso contrario è più facile scorgere i segnavia essendo posti per facilitare l’uscita dalla ferrata Costantini. In particolare al termine della cengia più alta non mancare gli ometti poco più sotto a sinistra in quanto una vecchia traccia che continua diritta risulta dismessa - alcuni bolli ricoperti in grigio sui sassi.
Dopo l’incrocio con la ferrata la discesa nella gola va effettuata con cautela e la prosecuzione per la cengia Belìa passa per l’attraversamento di un nevaio incassato in una gola che può facilmente presentarsi infidamente ripido e pericoloso a stagione inoltrata. Questo va affrontato predisponendo eventuali idonee sicurezze.

Dal bivio presso il masso: a N per ferrata Costantini / 554 AV1 a NO per forc. del Camp/Mussaia/cap. Trieste/rif. Vazzoler/Van delle Sasse
All’incrocio fine cengia: a N per ferrata Costantini

2013
Serena, Mauro e Michele
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