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Storico percorso che aggira a nord le Tofane di Mezzo e di Dentro ed il Formenton lungo spettacolari cenge in favolosi ambienti della grande guerra. Essenzialmente due i grossi nevai lungo il tracciato mentre l’esposizione indiretta ed alcuni esigui passaggi richiedono confidenza anche per l’orientamento su tracce non più mantenute ormai da anni.
Da Cortina conviene lasciare l’auto presso la stazione a valle di Pietofana, salire al rif. Pomedes e raggiungere il rif. Giussani lungo varie combinazioni: lungo il bellissimo e facile sentiero Astaldi AV1, con la ferrata Olivieri fino a Punta Anna e variante di discesa al rifugio. Altra possibilità salendo dal rif. Dibona sul 403 AV1 ma da considerare il rientro una volta discesi a Ra Valles. Con qualsiasi programmazione si arriva comunque al rif. Giussani in forc. Fontananegra (2580 m).
Dal rifugio si imbocca a nord il segnavia 403 AV1 per lasciarlo poco oltre prima di un grosso masso dove una chiara traccia devia a destra nei pressi di un vecchio segnavia cancellato. Si traversa la pietraia scendendo di poco e la successiva colata di ghiaie puntando verso la parete ed un evidente nevaio addossato alla stessa e dove si raccolgono le scariche nevose e le acque soprastanti. A seconda delle condizioni del nevaio, solitamente piuttosto alto, duro e compatto, si offrono alcune alternative. Il traverso diretto risulta alquanto ripido e pericoloso mentre l’aggiramento sottostante implica una risalita successiva verso l’inizio della cengia sulla neve ma con pendenze meno accentuate; in entrambi i casi piccozza, ramponi ed eventuale assicurazione. La migliore opzione, se le condizioni stagionali lo consentono, è quella si salire sino alla parete dove appoggia il nevaio dove è probabile trovare passaggio tra la parete stessa ed il grosso cono di neve e dove solo la parte terminale può risultare un po’ più stretta.
Superato il nevaio si monta sulla cengia Paolina nel suo primo tratto che aggira lungamente la soprastante altura della Nemesis. Dopo pochi minuti una rientranza impone un passaggio esposto sotto un tetto per rimontare su traccia più comoda dove l’esposizione, molto accentuata sulla sottostante Val Travenanzes, non si avverte direttamente. A seguire una successiva e più marcata ansa che impone qualche passo con cautela in discesa per riprendere la cengia in leggera salita ed un passo appena delicato.
E’ questo ora un tratto che segue verso nord la parete con linee orizzontali ma sempre su comoda traccia lungo la quale si rivengono i primi vecchi segnavia dell’ormai datata tracciatura CAI ed alcuni manufatti militari. Si continua lentamente verso nord e la cengia sempre comoda si restringe un po’ lasciando ora intravvedere la verticalità della sua esposizione. Si apre all’improvviso la sua ancora lontana prosecuzione, oltre il largo circo che, ancora non visibile, è racchiuso dalle soprastanti Nemesis e Tofana di Dentro. Si doppia decisamente a destra la Nemesis ancora su buon camminamento in falsopiano aprendo la visione alle alte e verticali pareti sulla destra solcate da impressionanti colate scure.
Entriamo ora nella Potofana, una zona ampia sul versante nord-ovest, un tempo ricoperta da vasti ghiacciai.
Si contorna sempre la parete oppure qualche metro sotto in vista di un antro scuro ed un passaggio nei suoi pressi dall’aspetto poco agevole. Si assecondano le linee ora più ridotte della cengia ma pur discrete nello sviluppo, ora in linea con la prosecuzione lungo la base della parete. Sotto un chiaro tetto di roccia della parete il passaggio si restringe in esposizione ma in percorrenza risulta meno disagevole sulla singolare chiara sabbia che ricopre la stretta cengia rocciosa. Si continua oltre risalendo alcuni metri su ghiaie e roccette arrivando presto nei pressi del nevaio già intravvisto da sotto la Nemesis (ca. 2400 – 1.20’).
Questo è aggirabile con facilità al di sotto e risalendo verso la cengia oltre il cono di neve con qualche passaggio appena faticoso e qualche roccetta. La cengia diventa quasi un traverso, più semplice e poco ripido sempre a ridosso della parete. In lontananza a sinistra e ben più sotto un’evidente traccia che si porta sopra una spalla erbosa non deve essere considerata; trattasi del sentiero Lancedelli, alternativa alpinistica per scendere in Val Travenanzes.
Ci si mantiene invece in quota o piuttosto in leggera risalita traversale seguendo le tracce e gli utili vecchi segnavia. Siamo sotto un pendio di rocce sulla destra dove segnavia, ometti e le tracce conducono in salita discostandosi dall’apparente più ovvia discesa a sinistra verso le sottostanti ghiaie (ca. 2350 m). In pratica si risalgono con brevi traversi sulle linee più agevoli le roccette punteggiate da ghiaie (pp. I) lasciando a destra ed a sinistra i più ripidi canaloni con solo qualche passo appena esposto.
Alzandosi decisamente si giunge sotto un evidente camino che taglia la fascia rocciosa e segnato da bollo. Lo si risale inizialmente su ghiaie e poi su passi rocciosi (I) brevemente sino al termine montando sopra uno zoccolo. Con un traverso a sinistra su ghiaie e seguendo gli ultimi segnavia si monta sul vasto pianoro inclinato ricoperto di sassi e roccette, prospicente l’alta parete nord della Tofana di Dentro ed il vicino Formenton (2474 m – 1.10’).
Luogo suggestivo e spettacolare che lascia solo immaginare la vasta distesa di ghiaccio che un tempo lo ricopriva e che qui concede ampi panorami a nord.
Per la prosecuzione bisogna individuare alcuni precisi riferimenti in quanto la discesa successiva sul Vallon di Potofana non può seguire linee a vista per alcuni salti sottostanti e per un buon tratto mancano i vecchi segnavia; in questa zona inoltre pare che gli ometti non resistano facilmente all’innevamento invernale.
In direzione nord est si punta un grosso masso ed un altro successivo ben più grosso dalle linee aguzze e fiancheggiato a destra da una isolata fascia bianca rocciosa. Lo si lascia a destra e si discende la vasta pietraia cercando ora le tracce ed i camminamenti che sembrano più evidenti tendendo leggermente a destra ma restando alquanto al centro del vallone. Facendo attenzione a non scendere troppo nel vallone, dove alcune incerte tracce porterebbero direttamente in Val Travenanzes, si accosta una macchia verde lasciando sulla sinistra un successivo rigolo d’acqua di fusione che scorre tra rocce scure e macchie erbose. Ora le tracce sembrano più chiare e seguendone le linee più agevoli ci si dirige verso la sottostante e verticale parete a destra dove riprende la chiara traccia di una cengia, meno spettacolare forse ma pur sempre accattivante (ca. 2250 m).
La si segue in falsopiano o leggera discesa, qualche breve risalita e piccoli passi su roccette punteggiate di verde e dove il panorama apre verso la Piccola Croda Rossa, Crodaccia e Croda Rossa d’Ampezzo. Inizia l’aggiramento della propaggine terminale nord-ovest del Formenton tra colori e paesaggi sempre nuovi. Sotto uno scuro antro, pure riparo d’emergenza, si scende a traversare alcune rocce umide ed esposte per risalire oltre a riprendere la linea ora in salita ed in verticale esposizione sulla sottostante Val Travenanzes. L’aggiramento si completa entrando nella visione dell’ultimo circo di ghiaie da superare con lo sviluppo ormai finale della cengia Paolina.
Si risalgono faticosamente corte rampe di ghiaie a fianco della parete a destra, montando su roccette e colletti in successione e con continuità sin dove il sentiero appoggia in falsopiano nel punto più alto, entrando così nel Vallon del Formenton oltre i salti rocciosi. Qualche passo ancora in discesa ed una sosta meritata presso un rinfrescante torrente di poco sotto una cascata (ca. 2300 m – 1.10’).
La cengia, ora più rilassante, traversa a mezza costa le ghiaie e monta la successiva fascia rocciosa su buona traccia aggirando l’ennesimo versante ormai poco distante dall’innesto con i sentieri soprastanti. In sensibile discesa si raggiunge il punto più basso dell’intero percorso (2180 m), ora in vista del crinale opposto da raggiungere traversando e risalendo sul versante a destra stretti e faticosi tornantini. Giunti all’altezza della fascia rocciosa, si incontra una traccia che proseguendo a sinistra porta su alcune vecchie postazioni di guerra. Si contorna invece a destra, ancora in salita, portandosi su un intaglio di cresta (2280 m).
Oltre questo in discesa tenendosi accostati alla parete di destra si risale con fatica la traccia segnata risalendo le ultime lingue del largo e lungo ghiaione di Ra Ola che verso nord discende ripidamente verso la Val di Fanes con segnavia 407 - possibile alternativa di rientro. Si monta sulla soprastante ed ampia sella dove si apre la veduta su tutta la via di rientro e dove può considerarsi conclusa la cengia Paolina (2321 m – 1.20’).
Si segue costantemente ora il segnavia 407 che in verità riserva ancora una ulteriore e lunga risalita.
Dopo i ruderi del ricovero Franceschini-Domini, si asseconda la chiara e pur sempre bella traccia che in sensibile ma costante salita costeggia la fiancata est del Formenton offrendo scenari e visioni immensi. Una rampa diretta di ghiaie anticipa di poco una lunga cengia che solca la parete su comoda traccia e solo per alcuni brevi passaggi su passi esigui ed appena esposti. Lungamente verso sud ci si raccorda al rientro dalla normale dal Formenton proseguendo verso sud verso la stazione di Ra Valles che si evita scendendo ulteriormente a sinistra su largo traverso sino alla sottostante forcella Ra Valles (2300 m – 1.20’).
Sempre sul 407 lungo la pista da sci su facili ghiaie quindi una serie di ripidi tornantini, un breve tratto sul verde a riprendere la larga pista ed un finale tratto nel bosco sino alla mulattiera poco sopra la stazione a valle di Pietofana (1675 m – 0.50’).
Trattasi di un percorso mozzafiato, in ambiente integro e solitario e con numerose tracce della grande guerra. Da percorrere con condizioni meteo assolutamente sicure poiché non si hanno notizie recenti sulle vie di fuga menzionate. Se ne consiglia la percorrenza in senso orario, sia per la logistica che per percorrere i tratti più scabrosi in salita.
I punti più esigui ed esposti sembrano al riparo da scariche ed in qualche modo protetti dalla volta delle pareti. I vecchi sbiaditi segnavia, numerosi lungo l’evidente cengia, si rivelano molto utili nella risalita intermedia delle roccette verso il circo superiore di Potofana mentre per la successiva discesa bisogna affidarsi a tracce di camminamenti ed ai riferimenti ambientali.
Essenziale informarsi al rif. Giussani sulle condizioni dei nevai ed in generale sulla percorribilità della cengia soggetta spesso a franamenti.
Dal rif. Giussani: ad O v.n. Tofana di Rozes - 403/401 a N per Val Travenanzes
Dal Vallon de Ra Ola: 407 a N per Val di Fanes
