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Classico e spettacolare tour attorno ad uno dei più attraenti gruppi dolomitici. Collegato da tre percorsi attrezzati e provvisto di alcuni bivacchi l’anello – qui descritto in senso orario ma che può essere affrontato al contrario - consente di visitare lo spettacolare ambiente in quota godendo degli aperti panorami da tutti i versanti percorsi. L’accesso più logico è il passo Tre Croci ma altre combinazioni possono essere programmate.
Da Cortina si seguono le indicazioni per Misurina sino al valico del non lontano passo Tre Croci dove si parcheggia (1810 m). Si scende di poco in direzione Misurina sino alle indicazioni a destra all’imbocco della mulattiera anche segnavia 215 AV3 AV4. Su contenuti saliscendi si asseconda l’aggiramento di una larga altura portandosi presto sotto il fianco est delle Cime di Marcuoira e senza particolari pendenze si prosegue lungo il piacevole sentiero. All’altezza di una fascia rocciosa si risalgono due brevi scale seguite da una cengia attrezzata appena esposta sulla sottostante valle. Ci si alza a tratti nel bosco superando qualche passo su rocce sporche e lisciate e poco oltre il bivio per il Ciadin del Loudo si intravvede il profilo del rif. Vandelli che si accosta presso il vicino bivio con indicazioni (1928 m – 1.30’).
Il rif. Vandelli può essere raggiunto anche dalla Val d’Ansiei-Albergo Cristallo (1370 m) sul ripido segnavia 217 (2.45’) oppure dal rif. Tondi di Faloria su segnavia 223 AV3 (1.30’).
Giorno 1 - Dal rif. Vandelli si segue il 243 AV4 in direzione della ferrata Vandelli. Si supera il bellissimo circo posto sotto la parete del Col de Foco su ghiaie non troppo ripide e alcuni roccioni fino ad arrivare ad un evidente intaglio nella muraglia rocciosa. Da qui inizia la via ferrata accompagnata lungo tutto il suo percorso da superbe visioni sul gruppo del Sorapis e sul meraviglioso laghetto turchese posto dietro al rifugio. Si inizia superando un canalino con l’ausilio di alcune scalette metalliche in parte malmesse - attenzione a non smuovere sassi. Si continua verso sinistra con l’ausilio di corde fisse in costante esposizione fino ad arrivare ad un caminetto abbastanza insidioso - scale e funi. Successivamente si giunge ad un largo colatoio oltre il quale ci si trova ad alternare cenge e tratti attrezzati in salita esposti e non sempre facili, fino ad una cengia assicurata con cavo che conduce ad un ballatoio da affrontare in discesa. Seguono alcuni tratti sprotetti ma non difficili alternati a facili paretine assicurate al temine delle quali si giunge sulla cresta nordorientale della Croda de Fogo dove termina la ferrata Vandelli (2400 m). Seguendo l’evidente traccia sulla destra si può effettuare una deviazione verso la cima di Croda de Fogo.
Il segnavia 243 continua invece in discesa aggirando la Croda de Fogo verso destra. Si scende per sfasciumi e ghiaie in maniera molto ripida e in parte esposta fino a giungere ad un’ampia distesa di mughi. Da notare il cambiamento radicale del panorama. Si passa infatti in poco tempo dai bastioni imponenti del Sorapis al verde sterminato della riserva di Somadida e alle montagne che dominano la Valle Ansiei. Si prosegue per mughi fino ad affrontare una paretina ripida e attrezzata in discesa. Al termine di questa il sentiero ci conduce in breve al biv. Comici (2000 m – 4.00’).
Dal bivacco si prosegue incontrando, dopo pochi metri, la deviazione per il 227 Sentiero Brovedani che consente, in ripidatà e con diversi tratti assicurati, di arrivare al fondovalle Ansiei. E’ bene informarsi volta per volta sulle condizioni di questo sentiero, spesso oggetto di franamenti, nel caso in cui si decida di interrompere l’escursione scendendo da qui. Si prosegue per il Sentiero Minazio - sempre su segnavia 243 - che inizia salendo in maniera molto ripida e faticosa alla forc. Bassa del Banco (2128 m). Dalla forcella un'altra breve salita ci porta alla sommità della bellissima e selvaggia val di San Vito. Di fronte si possono vedere in tutta la loro magnificenza le Marmarole con lo sviluppo completo della Strada Sanmarchi. Il sentiero prosegue alternando estenuanti saliscendi attraverso mughi e verdi, a tratti più pianeggianti lungo cenge molto esposte e solo in parte assicurate. Questi continui saliscendi, la fatica e - non ultimo - il senso di isolamento che si prova, fanno del Minazio un sentiero di tutto rispetto, probabilmente la parte più faticosa di tutto l’anello. Questo indipendentemente dal verso in cui viene affrontato.
Dopo questa lunga sospensione sulla valle di San Vito si arriva al grande circo detritico che separa il Sorapis dalle Marmarole. Qui, al cospetto della Torre dei Sabbioni, inizia un tratto in leggera ma decisa salita che ci porta ad un crocevia di sentieri dove termina il Sentiero Minazio (2047 m – 3.00’).
Sul segnavia 226 è possibile scendere verso la Val di San Vito oppure col 280 si può proseguire lungo la Cengia del Doge entrando nel mondo delle Marmarole ed in entrambi i casi si interrompe l’anello rientrando in Val d’Ansiei. Si prosegue invece arrivando al bivio successivo.
A destra sul 247 ci si porta direttamente verso il biv. Slataper da cui inizia la discesa per la ferrata Bianchi. Questo percorso permette di risparmiare la lunga discesa verso il rif. San Marco e la successiva risalita. E’ una scelta obbligata nel caso in cui si decida di effettuare l’anello in un giorno solo oppure una scelta di pernottare al bivacco considerando comunque che le possibilità sono da tempo limitate essendo stata la costruzione oggetto di ripetuti danneggiamenti. Da tenere presente che nell’ultimo tratto del Sentiero Minazio (ca. 2074 m) è discretamente rintracciabile una deviazione a destra che, tagliando e contornando le fasce rocciose sulle ghiaie, consente di rimanere in quota e portarsi a ridosso delle ultime svolte fin sotto la rupe rocciosa dove sorge il biv. Slataper.
Volendo invece proseguire verso il rif. San Marco si continua per il sentiero 226 AV3 AV4 AV5 che in breve porta a forc. Grande con maestosa visuale sull’Antelao. Da qui ripidamente si scende rif. San Marco. (1823 m – 1.30’). Impagabile la visione del Pelmo soprattutto all’alba.
Giorno 2 - Dal rif. San Marco si ritorna a forc. Grande seguendo il sentiero 246 AV3 AV4 del giorno precedente sino al bivio con il 247 per il Sentiero Minazio. Verso destra inizia qui una ripida salita per roccette e ghiaie che conduce in maniera abbastanza faticosa al bivacco (2600 m – 1.45’).
Qui conviene imbragarsi perché poco sopra inizia il tratto attrezzato della ferrata Berti. Dal bivacco si sale in pochi minuti fino a raggiungere il punto più alto di tutta l’escursione, la forc. del Bivacco (2713 m) proprio sopra il dirupo occidentale di Croda Marcora - prestare attenzione al superamento di un insidioso crepaccio che spacca in due la sede rocciosa. La ferrata inizia con una esposta cengia verso destra al termine della quale le funi virano verso il basso. Si inizia con alcuni camini molto esposti ma sempre ben assicurati. La via prosegue ora per alcuni balzi rocciosi assicurati ed in parte strapiombanti fino ad arrivare ad una serie di scale, al termine delle quali prima alcune piccole cenge poi una serie di rocce sempre assicurate ci conducono al circo ghiaioso posto al di sotto di Croda Marcora. Si continua ora verso destra traversando il ripido colatoio ad affrontare una paretina abbastanza faticosa da risalire con funi ed una scaletta. Al termine di questa si percorre una lunga ed esposta cengia, inizialmente assicurata, che taglia la parete occidentale della Croda Marcora. È questo un tratto al tempo stesso spettacolare quanto delicato. La cengia infatti alterna tratti esposti non
assicurati a passaggi in piena parete dove si è aiutati da corde metalliche - segnavia 242. Si continua in leggera discesa fino ad incontrare la deviazione per Dogana Vecchia e il fondo valle di San Vito di Cadore - segnavia 241. Da questo punto si risale abbastanza ripidamente, si percorre un altro tratto attrezzato e si arriva ad una spalla aggirata la quale inizia la famosa Cengia del Banco, un lungo camminamento molto esposto che taglia tutta la parete della Fopa di Mattia. Non vi sono assicurazioni di alcun genere quindi è indispensabile procede usando la massima prudenza soprattutto in virtù del fatto che il fondo del tracciato è sempre ghiaioso e sotto ci sono oltre mille metri di vuoto. La cengia inizia pianeggiante poi in leggera discesa e infine in ripida e faticosa salita fino ad arrivare alla forc. Sora la Cengia del Banco (2416 m).
Dalla forcella si segue verso destra lungo roccette in parte esposte e superando qualche passaggio in leggera arrampicata fino a giungere al punto più delicato del percorso, una balza rocciosa non assicurata da scendere in arrampicata avendo cura a non smuovere sassi (I e pp. II - in parte esposti).
Al termine della balza siamo sull’ampio piazzale ghiaioso dei Tondi di Sorapiss contorniati dalla Ponta Negra a sinistra e dalla Ponta Sorapis a destra. A questo punto il 242 si immette nel 215 che proviene dal rif. Tondi e la vicina funivia che si possono raggiungere deviando a sinistra.
A completamento dell’anello si prosegue a destra in leggera discesa fino ad arrivare al cospetto del ripido ghiaione che scende verso il lago del Sorapis e il vicino rif. Vandelli, chiaramente visibili. La discesa è ripida e faticosa su ghiaie instabili ed in parte pericolose. Se rimangono energie, a metà discesa, è possibile effettuare una deviazione verso destra salendo in maniera molto ripida fin a quello che rimane del ghiacciaio del Sorapis. Arrivati al rifugio si conclude il periplo del massiccio del Sorapis (1928 m – 7.00’). Obbligatoria una breve sosta all’omonimo lago.
Con l’ultima fatica sul sentiero 215 AV3 si ritorna al PP del passo Tre Croci (1810 m – 1.10’).
Il giro completo dell’anello richiede solitamente due giorni per goderne appieno la spettacolarità. Nulla vieta, se in ottima forma, di percorrerlo in giornata come pure in senso contrario a quello descritto.
L’anello del Sorapis è un’esperienza fantastica seppur molto faticosa. Il giro completo, considerando anche l’avvicinamento al rif. Vandelli dal passo Tre Croci e la discesa, con successiva risalita rif. San Marco – Forcella Grande, richiede una ventina di ore distribuite in due giorni. Potrebbe essere più comodo effettuare l’anello partendo dal rif. San Marco evitando quindi il tratto Vandelli – Tre Croci anche se questa scelta è condizionata dalla disponibilità al rif. Vandelli, quasi sempre pieno, e la possibilità di sfruttare la seggiovia che sale da San Vito verso il rif. Scotter (attualmente in fase di ripristino) oppure l’alternativo servizio navetta sino al rifugio stesso con il vincolo degli orari.
Per quanto riguarda il senso del percorso riteniamo che sia più o meno equivalente effettuare il giro in senso orario piuttosto che al contrario. Nel senso descritto si ha l’indubbio vantaggio che le due vie ferrate vengono affrontate ad inizio escursione sia il primo che il secondo giorno. In senso antiorario si percorre la ferrata Berti - un po’ più tecnica della Vandelli - in salita e soprattutto si affronta in salita l’insidiosa balza rocciosa posta sotto la forc. Sora la Cengia del Banco. Più in generale il verso migliore è probabilmente quello che consente di effettuare il tratto più lungo e faticoso, Vandelli – Minazio, il primo giorno quando si dovrebbe essere più preparati. Quindi partendo dal Tre Croci sarebbe meglio il senso orario, partendo da San Vito di Cadore al contrario.
Per quanto riguarda la difficoltà delle vie ferrate Berti e Vandelli più o meno si equivalgono. La prima è leggermente più tecnica e più esposta. Per entrambe la difficoltà può essere considerata media. Il Sentiero Minazio non è tecnicamente difficile ma supera nettamente le due vie ferrate per quanto riguarda la fatica visti i continui ed estenuanti saliscendi. Il sistema di cenge posto dopo la ferrata Berti è semplicemente affascinante e non richiede particolari doti alpinistiche ma solo piede fermo e sicurezza nel passo. Certamente più insidiosa la balza rocciosa non assicurata al di sotto della forc. Sora la Cengia del Banco, soprattutto se percorsa in discesa, ma anche questa con le dovute attenzioni si affronta senza grossi problemi. In generale la parte orientale del percorso Vandelli – Minazio è meno tecnica ma più selvaggia e faticosa, la parte occidentale Berti – Cengia del Banco richiede una maggiore confidenza con la roccia pur essendo, nel complesso, meno faticosa e più breve.
L’anello si può interrompere in più punti anche se resta da verificarne il ripristino della percorrenza:
- a S per il 226 lungo la selvaggia Val di San Vito come pure verso la Cengia del Doge
- ad E per il 1227 Sentiero Brovedani (attualmente chiuso per frana – info 2019)
- ad O per il 241 verso la loc. Dogana Vecchia di Cadore (dichiarato inagibile – info 2019).
Dal rif. Vandelli: 215 AV3 AV4 ad O per Sella Ponta Negra/rif. Tondi/rif. Faloria
Dal biv. Comici: 1227 ad E per Sentiero Brovedani/Val d’Ansiei
Dall’alta Val de San Vito: 226 a NE per Val de San Vito/Cengia del Doge/Somadida – a SO per forc. Grande/rif. San Marco
Dal bivio a monte: 246 AV3 AV4 a S per forc. Grande/rif. San Marco
Da forc. del Bivacco: 241 ad O per Dogana Vecchia/Val Boite
