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relazioni
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Facile, varia e bellissima via normale comunque da non sottovalutare in quanto mai banale nel suo sviluppo superiore. Il terreno, alcuni tratti in esposizione e l’orientamento richiedono una abitudine a questi ambienti particolari. Suggestivo il tratto dell’alta via che scorre sotto le pareti nord della montagna dove parecchi tratti risultano scivolosi ed instabili. La prima parte della salita è stata oggetto di recente tracciatura diversa dalle precedenti.
Da Agordo oppure da Fiera di Primiero ci si porta a Mis e si devia per il paese di Sagron da cui verso il borgo di Matiuz seguendo le indicazioni. Su stretta e ripida stradina asfaltata verso le costruzioni più alte – loc. Casere - sin dove la rotabile incontra il divieto di accesso e si parcheggia su spazi limitati (1300 m). I tracciati della zona risultano revisionati e ben segnalati da tabelle esplicative. Sino al bivio di Pala Verda i segnavia risultano nuovi percorsi rispetto a quanto segnalato dalle cartine attuali sulle quali non va fatto affidamento.
Dal parcheggio si imbocca la mulattiera in falsopiano – segnavia CAI 801 AV2 lungo la stessa - e la si segue sin quasi al suo termine ad una tabella in loc. Oltada Granda (1305 m – 0.15’).
A destra si entra nel bosco tralasciando subito una deviazione a destra per forc. Sagron e proseguendo sul 801 AV2. Si sale su pendenze modeste con qualche minima discesa e traversando alcuni canali sino al bivio successivo in loc. Colaz (1365 m – 0.20’). Si prosegue ad uscire dal bosco e risalire con decisione tra grossi massi e terreno scalinato a portarsi al bivio di Pala Verda (1544 m – 0.20’).
Ci si alza su buona traccia di ghiaie avvicinandosi sempre più a ridosso delle alte pareti N del Sasso Largo dove il sentiero diventa appena più instabile e faticoso. Si supera una placca rocciosa scivolosa anche con l’aiuto di alcune staffe per montare sulla soprastante spalletta. Un primo cavo accompagna la sempre buona traccia traversando nuovamente a
ridosso della parete assecondandone lo sviluppo in costante ascesa. Un secondo cavo accompagna un tratto appena esposto seppur ancora facile che anticipa una più faticosa risalita su sassi e ghiaie. Oltre un terrazzo la traccia scende appena e corre su buona cengia sotto la volta riprendendo a salire sin sopra una spalletta. Ora dentro un canale smosso
dove ricercare i passi meno disagevoli soprattutto sotto la parete. Si doppia un marcato spigolo esposto aiutati eventualmente da un breve tratto attrezzato seguito ancora dalla buona cengia che accompagna un pendio roccioso più appoggiato verso un vicino crinale. Lo si risale su ghiaie e sassi talvolta puntellate da grossi travi a bordo del camminamento. Si lasciano di poco a destra i vecchi segnavia per seguire poco oltre quelli più recenti che consentono una risalita un po’ più agevole seppure faticosa sino all’intaglio soprastante dove si rinviene la tabella del passo del Comedon (2130 m – 1.20’).
Si prosegue oltre il passo per circa duecento metri in leggera discesa sino a due evidenti ometti su alcune fasce erbose. Si abbandona il segnavia e ci si alza sulla pala erbosa tra due pendii detritici risalendola direttamente su passi scalinati. Al suo termine, evitando di traversare a destra verso un visibile ometto ma su ghiaie e tracce minimali, si prosegue sulla
lingua erbosa successiva direttamente puntando ad alcuni grossi massi e torrioni soprastanti dove si perviene sulla cresta sommitale rinvenendo ometti e tracce di passaggio. Si asseconda la cresta seguendo gli ometti superando i primi torrioni a sinistra, oppure rimontando un corto canalino tra gli spuntoni come pure sul lato N su breve cengia esposta e con un passo del gatto.
Si prosegue ora su un bel tratto in cresta senza pendenze significative per lasciarla a sinistra ad aggirare il filo su roccette senza allontanarsene più di tanto. Si scende per qualche metro ad un intaglio risalendo oltre a riprendere il filo su un ulteriore bel tratto aereo della facile cresta. La si lascia ancora per scendere a sinistra su terreno instabile ma facile
calando ad una forcella. Si evita di scendere lungo il canale N a destra come pure una cengia poco più sopra e ci si sposta qualche metro a sinistra ad imboccare un facile canalino appigliato (15 m – I) sopra il quale si rimonta un crinale di sassi avvicinandosi al filo sotto alcuni torrioni rocciosi. Si scende ad un successivo intaglio con qualche passo di facile
arrampicata per risalirne la paretina opposta ed un breve traverso (I) riprendendo la cresta.
La si segue sino ad una sella sotto una verticale parete con grosso ometto alla base a contrassegnare l’inizio di una cengia erbosa esposta sul versante N. La si percorre con cautela su balze scalinate e dove la fascia erbosa si esaurisce si ripresentano le ghiaie su buona traccia seppur ancora esposta. Qualche passo in salita e si svolta a sinistra sulla cengia superiore discretamente stretta ed esposta ma con buoni appigli sino al vicino terrazzo panoramico sopra un ambiente di guglie e torrioni. Si rimontano alcune facili roccette verso il filo di cresta soprastante ora su terreno più comodo puntando ad un evidente ometto dove la cresta sembra esaurirsi presso un salto sopra uno stretto intaglio. Si può scendere all’intaglio con qualche passo d’arrampicata su roccia a scaglie (5 m – II-) ma senza possibilità di vista sugli appoggi oppure, preferibile in questo senso, scendere poco prima dell’ometto a sinistra su roccette e sfasciumi traversando brevemente verso l’intaglio (I+). Da questo sul pendio opposto su roccette e canalino di sfasciumi si riprende la cresta finale che con facilità porta al vicino ometto sommitale del Sasso delle Undici (2310 m – 1.00’).
La vista prosegue sulle cime secondarie verso O al vicino Sasso Largo, al più lontano Piz Sagron e verso l’ampio gruppo del Sass de Mura con le sua banca orientale.
A ritroso sul medesimo percorso di salita ci si porta al vicino intaglio oltre il quale è ora più agevole risalirne la paretina opposta (5 m – II-) oppure traversando a destra per pochi metri riportandosi sulla cresta soprastante (I+). Attenzione particolare va posta sulle cenge esposte, ora in parziale discesa, oltre le quali le difficoltà oggettive diminuiscono e ripercorrendo gli stessi passi, con cautela sulle brevi arrampicate in discesa, ci si porta sopra le due larghe lingue erbose presso i grossi massi. Si seguono le tracce lungo le balze e ci si riporta sul segnavia 801 AV2 che proviene dal biv. Feltre. A sinistra pochi metri in agevole ascesa sino al vicino passo del Comedon (2130 m – 0.50’).
In discesa, peraltro mai in agevole velocità, per il terreno spesso mobile a discendere le facili cenge sotto parete sino al bivio toccato in salita di Pala Verda (1544 m - 1.00’).
Possibile rientrare lungo il medesimo percorso ma dall’incrocio una variante ad anello conduce a sinistra in leggera discesa a contornare il contrafforte NE del Piz di Sagron e con una modesta risalita si ricongiunge al sentiero che, presso un tabella, sale a sinistra il largo vallone sino a forc. Sagron che si tralascia (ca. 1600 m – 0.20’).
Si seguono invece i segnavia che verso N scendono dentro il bosco e su piacevole camminamento e numerose svolte riportano al bivio iniziale di Oltada Granda (1305 m - 0.20’).
Sulla mulattiera a sinistra brevemente al PP delle Casere sopra Matiuz (1300 m – 0.15’).
Il tratto sino al passo del Comedon presenta risalite faticose talvolta su terreno instabile anche se i tratti più esposti e delicati sono comunque assicurati da nuove attrezzature. Le tracciature sulle cartine non risultano aggiornate con la nuova rete sentieristica della zona che è stata rivista e modificata con esaurienti tabelle e nuovi percorsi segnalati.
La via normale non presenta particolari difficoltà ma alcuni tratti richiedono confidenza per l’esposizione ed i brevi passaggi d’arrampicata.
Dal bivio sopra Oltada Granda: ad O per forc. Sagron
Da passo del Comedon: 801 AV2 ad O per biv. Feltre-Bodo
