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relazioni

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Dolomiti - Ampezzo
Piz Popena v.n.
3152 m
Misurina 1795 m
1550 m
9/10 h
PD / I+ pp. II+
►►►►
nessuno

Via normale che si sviluppa in ambiente severo e che comporta un sensibile impegno fisico soprattutto per l’avvicinamento. La linea di salita, lunga e tortuosa, è condizionata dall’eventuale innevamento lungo i due canali mentre le due cenge risultano meno impegnative.

Si raggiunge Misurina e prima dell’abitato si sale a sinistra all’omonima malga dove si parcheggia (1795 m). Altre opzioni di partenza sono:
- poco più sotto presso l’ufficio postale e quindi sul variante 224
- presso il ponte di Rudavoi (1700 m) tra Misurina ed il passo Tre Croci
- alla curva del Ponte Val Popena Alta (1660 m) poco oltre Misurina.

Dietro la malga si risale il breve pendio e ci si innesta sul variante 224 che sale verso le Pale di Misurina. Al bivio a sinistra lungamente traversando in ambiente panoramico sino all’innesto con il 222 AV3 – variante dal ponte di Rudavoi. Ormai sotto la forcella si risalgono i tornanti e su fondo dissestato e delicato i segnavia rimontano le rovinose svolte sino alla prativa e spettacolare forc. de Popena dove sorgono i ruderi del rif. Popena (2214 m – 1.10’).
Si scende oltre e si lascia più sotto il segnavia a sinistra seguendo una evidente traccia che inizialmente in discesa aggira la testata della Val Popena Alta. All’altezza di una macchia di mughi con fascia rocciosa al centro si lascia la traccia e si aggira – a destra come a sinistra – la macchia verde rimontando il successivo pendio seguendo le chiare tracce. Si sormonta il colle macchiato di verde oppure lo si aggira leggermente a destra come pure con giro poco più ampio sulla sinistra e quindi, traversando una vasta piana verde e le lingue detritiche successive sino alla base del largo conoide ghiaioso ben evidente da sotto.
Sin qui anche risalendo tutta la Val Popena Alta - con la variante dal Ponte Val Popena Alta - seguendo il 222 AV3 sino a quota 2076 per lasciarlo e risalire a destra la valle sino al colle che si aggira a destra sino alla base del ghiaione. Si risale il lungo e faticoso ghiaione seguendo qualche traccia di passaggio tenendosi  prevalentemente sul lato sinistro e nella parte mediana accostando alla parete su passi meno instabili. Si lascia sulla destra il grosso roccione e si risale la parte alta dove le ghiaie lasciano posto a grossi sassi e detriti e presso una bassa fascia rocciosa che sembra chiudere il canalone si sosta all’attacco – sbiadita freccia rossa a sinistra per la grande cengia (2550 m – 1.00’).
Dalla freccia a sinistra traversando lingue di ghiaie e canalini detritici che dopo l’instabilità iniziale lasciano spazio ad una contenuta e regolare risalita. La cengia tende a restringersi ma senza particolare difficoltà ed in costante ascesa, dopo alcuni passi su pendio macchiato di verde, traversa sotto la volta sui detriti ed il successivo pendio e si porta oltre alcune rocce poco sopra il marcato canale (0.20’) – in mancanza di neve l’approccio al canale comporta un breve traverso esposto (4 m – I+).
In presenza di buon innevamento si entra nel canale e lo si risale con piccozza e ramponi sino al limite superiore superando un buon dislivello – 200 metri ca. - con ripidità contenuta. In caso contrario si traversa oltre il canale rimontandone il pendio opposto e proseguendo per una trentina di metri sulla cengia sino ad un evidente ometto sopra una roccia. Sulla destra si approccia il pendio arrampicando da sinistra a destra e rinvenendo poco sopra altri ometti (I+). Si risalgono quindi le roccette a sinistra del canale lungo caminetti e paretine sino ad un intaglio a destra con vista sul canale. Sin qui è possibile arrivare anche risalendo la prima parte del canale sulle rocce ed i facili passi iniziali e dopo aver superato un primo salto direttamente (3 m - I+) oppure lungo un più facile canalino a destra (I) lo si lascia più sotto una evidente ostruzione che ne preclude la prosecuzione. Sopra il salto a sinistra un canalino rimonta il detritico intaglio e porta sulle rocce che seguono parallele alla sinistra del canale.
Si prosegue sui passi più solidi ed appigliati ormai a ridosso della parete a sinistra con qualche esposizione sul canale sottostante (I+ pp. II), si rimonta un intaglio con masso incastrato e si percorre un’esigua cengia a ridosso della parete. Un traversino e si risale un canalino sin sopra uno zoccolo e su grossi massi ci si porta ormai sopra il canale da cui parte la seconda cengia a sinistra (0.45’).
Si segue la cengia quasi sempre rovinosa e ricoperta di detriti ma su chiara traccia e si risale sin sopra l’evidente pendio detritico ben visibile dal basso. In salita conviene seguire gli ometti e le tracce che si discostano dalla parete, dove il fondo pare più instabile e rimontano la larga cengia su linee meno rovinose sulla sinistra. Si prosegue sul largo pendio detritico sino ad un primo muretto di sbarramento che invita a risalire le svolte a destra e dove queste incontrano un successivo muretto di sbarramento si sosta ai piedi di una paretina a destra che anticipa di poco un secondo marcato canale (0.20’).
Senza scendere verso il canale si risalgono le prime roccette a destra del muretto di sassi che rimontano un primo dislivello alternando passi su balze a qualche caminetto e brevi paretine spesso tra i detriti (I+). In costante salita quasi diretta e senza passo obbligato ci si sposta leggermente a destra seguendo ora il centro del largo canale e qualche sparuto ometto. Senza particolari deviazioni ci si alza lungamente incontrando passi più solidi e tratti ricoperti di detriti (I+ pp. II-) a raggiungere una svolta a destra presso un terrazzo con evidente ometto. Da questo punto è possibile salire le paretine frontali su ripidi passi appigliati (II) oppure portarsi a destra verso uno stretto canale di cui si rimontano i primi metri per traversare poi a sinistra e riprendere il pendio di roccette sino alla sosta soprastante – punto di calata. Si raggiunge una rampa-cengia che si percorre a sinistra e si riprende l’ascesa lungo il pendio a destra a tratti ripido (II) portandosi sotto il circo terminale e spostandosi leggermente a sinistra verso la cresta. Questa si raggiunge sul filo oppure appena al di sotto e seguendone il profilo si rimontano gli ultimi passi su detriti verso la cresta sommitale che conduce alla cima del Piz Popena (3152 m - 1.10’).

Dalla cima si ripercorre il breve tratto di cresta seguito in salita oppure ci si cala direttamente lungo il circo di ghiaie sottostante riportandosi comunque sugli stessi passi. Ci si sposta quindi verso sinistra a raggiungere l’ultimo punto di calata e con tre doppie si raggiungono i successivi tre ancoraggi di cui gli ultimi due praticamente dentro lo stretto canale a sinistra mentre con l’ultima sino al terrazzo con ometto incontrato in salita.
Si svolta a destra oltre l’ometto e si ridiscende il lungo pendio che più sotto si allontana dal marcato canalone e ci si riporta alla base delle roccette nei pressi del muretto di sbarramento (0.40’/1.00’). 
Senza assecondare la stretta cengia a sinistra, si scendono alcune svolte sulle ghiaie sino al muretto sottostante e si ripercorre a ritroso la cengia che riconduce alla sommità del primo canalone (0.15’).
Lungo il canale innevato oppure, se asciutto, seguendo la linea di salita sulle rocce a destra e tralasciando più sotto il canalino che calerebbe nella parte bassa del canalone. Si prosegue sulle roccette deviando poco a destra e sopra le ghiaie del sottostante pendio con gli ultimi passi in discesa (0.40’).
Si traversa il canale rimontando l’esposto scalina opposto e si ripercorre lungamente la larga cengia che, con gli ultimi traversi su fondo instabile, riporta all’attacco sopra il lungo ghiaione (0.15’).
Dopo l’iniziale tratto accorto per lo smottamento quasi inevitabile si scendono le migliori lingue di ghiaie che riportano sulla parte destra del largo conoide e depositano poco sopra il largo terrazzo prativo da cui due opzioni. 
Per rientrare attraverso la forc. de Popena si aggira a destra l’altura lungo i prati per deviare dietro la stessa a sinistra e riprendere il breve pendio di salita. Ci si ricollega più sotto alla chiara traccia e con un’ultima salita, dopo aver incrociato il 222 AV3, ci si riporta ai ruderi presso la forc. de Popena (2214 m - 0.45’). Da questa sul primo instabile tratto sotto la forcella quindi a sinistra traversando a lungo sotto le Pale di Misurina sino all’incrocio col 224 da cui in veloce discesa sino a malga Misurina (1795 m - 0.40’).
Dalle ghiaie terminali del largo conoide si aggira a sinistra il colle prospicente portandosi ad incrociare il 222 AV3 prima della risalita finale alla forcella per lasciarlo in quota verso l’evidente traccia che lungamente traversa sotto le Pale di Misurina e risale presso un forcellino delle stesse (2140 m). Oltre il valico, ora sulla variante 224, lungo alcune svolte del sentiero sino alla tabella dell’incrocio ed in breve alla vicina malga Misurina (1795 m - 0.45’).

Cima che richiede impegno fisico e buona confidenza mentale per lunghi e vari passaggi tecnici seppure non eccessivamente impegnativi. La risalita dei due canali, in particolare il primo, risulterebbe più agevole e su linee dirette in caso di buon innevamento. In caso contrario la progressione si fa delicata in alcuni passi e costantemente accorta.
Le due cenge si sono rivelate, nel contesto generale, facili e logiche nella percorrenza. Lungo la risalita dopo la seconda cengia è utile memorizzare eventuali punti di riferimento, gli ometti più evidenti, come pure le posizioni dei quattro punti di calata dove è possibile effettuare altrettante doppie che rendono la discesa della parte alta intermedia più agevole. Durante la salita il primo ancoraggio - ultimo in discesa - è ben visibile lungo il camino a destra del pendio poco oltre il terrazzo con ometto. I successivi sono leggermente spostati più a sinistra mentre l’ultimo si trova qualche metro sopra una cengia di passaggio. Una corda da 60 (come due da 30) è sufficiente per le quattro doppie anche se sotto la prima si deve disarrampicare ancora per qualche metro.
La relazione si riferisce al percorso riscontrato senza neve nei due canali intermedi. In caso contrario piccozza e ramponi risultano necessari per le risalite lungo gli stessi.
La salita alternativa dal Ponte Val Popena Alta, seppure poco più bassa, consente di evitare la discesa intermedia da forc. de Popena, il successivo colle soprastante e la risalita al rientro.

Da forc. de Popena: 222 AV3 a S per Ponte di Rudavoi – a NO per Val Popena Alta all’omonimo ponte

2017
Dario, Stefano e Michele
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