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relazioni
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Salita alla frastagliata quanto attraente Cresta Sud di San Sebastiano lungo un breve ma delicato canale di accesso. Il circo di cime circostanti e le più lontane dolomitiche regalano visioni impagabili.
Si lascia l’auto qualche tornante prima del passo Duran presso un buon parcheggio vicino ad un torrente nei pressi dei ruderi di malga Càleda Vecchia (1500 m).
Dal parcheggio con panca nei pressi del torrente si sale brevemente a S sino al soprastante bivio da cui a sinistra all’ombra della vegetazione e su pendenze non eccessive. Si esce pian piano dalla zona boschiva incontrando alcuni facili salti di roccia (pp. I-) tra svolte ed anse solcate da rigoli d’acqua – sbiaditi segnavia ma traccia sempre evidente. Si segue il greto per un tratto per lasciarlo più sopra e traversando tra i mughi ci si ricollega al segnavia 524 che arriva da passo Duran nei pressi di un corso d’acqua tra i sassi (ca. 1750 m – 0.35’).
Ora a destra a risalire il Van de Càleda su larga traccia e portarsi nella parte alta che si apre all’esteso panorama di ghiaie sotto il gruppo del San Sebastiano e dei Tamer. Ci si porta a ridosso della verticale parete che divide il Van alle tabelle del bivio (ca. 2020 m – 0.40’). A destra verso forc. La porta ed i Tamer, a sinistra per il San Sebastiano. Ci si alza sulle ghiaie che il segnavia taglia quasi a ridosso dell’estesa formazione rocciosa a destra e poco prima di incrociare il sentiero che arriva dal Viaz dei Cengioni, circa a metà della risalita verso forc. San Sebastiano, si incontrano due grossi ometti lungo la traccia alla base di un largo canale di ghiaie a destra (ca. 2170 m – 0.15’).
Dal primo ometto oppure poco più sotto, un’esile traccia lo risale faticosamente puntando sotto la parete a destra e traversa poco sopra portandosi sotto la fascia rocciosa sul lato sinistro. Sin qui anche proseguendo per poco oltre il secondo ometto e, svoltando a destra, traversando su pendenze meno accentuate sotto la fascia rocciosa. Si segue la roccia rimontando un primo tratto di ghiaie scivolose sfruttandone gli appoggi più solidi per i piedi. Si aggira a destra un blocco roccioso che stacca dalla parete e sopra questo leggermente a sinistra tralasciando canali secondari a destra. Si imbocca l’ultimo canalino a sinistra, ora ben più stretto e cosparso di detriti, sfruttando con attenzione le spesso friabili scaglie rocciose ai lati. Il canalino si esaurisce sopra un terrazzino detritico poco sopra chiuso da una parete, si rimonta con un passaggio su detriti a sinistra oppure al centro dentro una fessura su scaglie a ridosso di una lama. Dal terrazzino qualche passo a destra e dentro il successivo canalino tra detriti e sassi per una decina di metri ed
uscirne a sinistra con qualche passo su traverso scivoloso. Sull’ultimo pendio di ghiaie, ora più appoggiato e semplice, si perviene alla comoda forcella soprastante – ometto (2383 m – 0.30’).
Si sale sulla destra sotto una grossa rampa rocciosa inclinata traversando sotto le rocce seguendo qualche impercettibile traccia ma più che altro qualche ometto. In leggera salita ci si porta alla base della striata fascia rocciosa ed un salto – ometto poco sopra. Dentro un canalino ed un passo appena esposto sulla bancata soprastante dove, volgendo a sinistra si intravvedono due marcati intagli separati da un bifido torrione ed entrambi invogliati dai rispettivi canalini ghiaiosi. Ci si alza rasenti alle rocce a destra e si risale il canalino a destra superando il facile intaglio ed i pochi passi successivi su breve cengetta, al cospetto di una prima breve aerea crestina culminante su una vicina cima gemella - ometto. Con qualche passo a sinistra si supera o si aggira un blocco roccioso e ci si porta presso l’ometto della cima principale (2420 m – 0.20’).
Le diverse altre cime secondarie che costellano l’intera cresta S sono raggiungibili con digressioni più o meno agevoli traversandone il versante E come pure quelle che, dalla forcella sopra il canale d’accesso, punteggiano a sinistra verso N.
Variante di salita - Dalla forcella si segue la traccia che traversa in parziale discesa sulle ghiaie, la si lascia più sotto e ci si porta sotto l’ultimo roccione che chiude una dorsale di grossi massi. Aggiratolo si rimonta il canalino di ghiaie a destra in tutta la sua lunghezza e con fatica, ma più sicuro, e si perviene alla forcella S poco sotto la cima. Dal valico a destra per poche decine di metri alle rocce sommitali della cima principale.
L’accesso al canalino di ghiaie potrebbe essere effettuato più a monte traversando in quota dalla forcella il pendio di ghiaie su esili tracce ed aggirando qualche blocco roccioso della dorsale che lo anticipa, comunque da verificare. In questo modo si evita di scendere temporaneamente e dover quindi risalire il faticoso canalino per quasi tutta la sua lunghezza.
Dalla cima la discesa lungo il percorso di salita descritto può essere insidiosa e delicata per le scivolose ghiaie ed i detriti presenti lungo il percorso pertanto si consiglia il rientro per una variante che può essere tenuta in considerazione anche per la salita pur risultando più faticosa seppur meno ostica. Si scendono i primi metri dalla vetta e ci si porta a S sopra un breve pendio di ghiaie prospicenti la sottostante forcella. Si discendono i pochi metri sino alla sella con cautela ma su discreta traccia. Dalla forcella a sinistra lungo una diretta lingua di ghiaie semimobili ma pur divertenti sfruttandone il solco centrale o qualche diramazione appena a destra. Ci si cala per un centinaio di metri lineari e si traversa a sinistra aggirando l’ultimo blocco roccioso di una dorsale di grossi massi ormai in vista della forcella. Si traversa in piano incontrando un’esile traccia che sale da destra ed accompagnandosi in leggera salita si rientra alla forcella sopra il canale d’accesso (2383 m – 0.20’).
Lungo il canale seguendo i vari passaggi di salita con cautela ed accostati per l’inevitabile movimento di sassi. Dopo i primi due rami più stretti il canale si allarga e rasenti alle rocce a destra se ne discende la parte finale. Si segue ora la traccia che lo traversa verso sinistra e ci si riporta sul segnavia lasciato presso gli ometti o comunque poco sotto (ca.
2170 m – 0.20’).
Lungo la traccia principale oppure lasciandola subito per scendere alcune lingue ghiaiose sulla destra che terminano più sotto presso un marcato roccione isolato al centro del Van. Si riprendono i segnavia del 524 e ci si porta al bivio sottostante presso il corso d’acqua (ca. 1750 m – 0.30’).
Ora a destra sul medesimo segnavia e bel percorso si supera un’esposta ansa traversandola lungo un tratto attrezzato e rimontando il successivo panoramico traverso verde sotto il Sasso di Càleda. Su lunga traccia con qualche saliscendi intermedio si prosegue a NO e dopo aver traversato zone boschive ed alcune aperte radure si esce dal bosco poco sopra passo Duran (1601 m – 0.40’).
Dal passo sulla rotabile a S si rientra al PP al Pian Càleda (1500 m – 0.20’).
Percorso per niente banale seppure dall’impegno tecnico contenuto. La salita iniziale dal Pian Càleda, suggestivo ed interessante, offre qualche passo appigliato e va comunque intrapreso con buone condizioni asciutte. Questo approccio è evitabile con partenza dal passo Duran sul 524 che può risultare più monotono e lungo.
Facile tutta la salita successiva sino alla base del canale d’accesso peraltro breve quanto delicato. Questo va affrontato con cautela e seguendone i passi più agevoli dove, in ogni caso, è facile smuovere sassi e gli appigli vanno sempre verificati attentamente in quanto in presenza di rocce a scaglie poco consistenti. L’accesso alla cima come descritto inizialmente presenta qualche difficoltà di interpretazione ma, rimontata la prima spalla rocciosa, è evidente la direzione segnata dalle due forcellette. Questo accesso presenta qualche passo delicato per la natura del terreno detritico ed in caso meglio seguire la variante descritta e utilizzata per la discesa.
In caso il piccolo parcheggio presso il torrente risulti occupato altri spiazzi più ampi si trovano poco distanti lungo la rotabile prima e dopo il torrente. Il dislivello tiene conto dei brevi saliscendi sulla cresta sommitale come pure qualche saliscendi lungo il 524 che conduce a passo Duran.
Dal Van de Càleda: 524 ad O per forc. La Porta/Tamer/discesa per biv. Angelini e rientro passo Duran con 536 Anello Zoldano
Dal bivio sotto il canale: sul segnavia a N per forc. S.Sebastiano ed a sinistra per Cima Nord di S.Sebastiano
