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relazioni
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Combinazione di due cime per niente frequentate dove regna l’isolamento e che richiede fatica ed attenzione per l’ambiente precario e detritico.
Accesso dal Falzarego - Da Cortina oppure da Caprile sulla strada che porta a passo Falzarego dove si parcheggia presso la stazione della funivia (2105 m). Si seguono i chiari segnavia in direzione Lagazuoi e quindi forc. Travenanzes che si raggiunge su ampio sentiero in posizione panoramica sulle Tofane e sulla sottostante Val Travenanzes (2507 m – 0.50’).
Sin qui è possibile annullare la salita descritta usufruendo degli impianti che portano sino al rif. Lagazuoi (2762 m) e quindi in discesa su tortuoso ma facile sentiero 20 AV1 alla sottostante forc. Lagazuoi (2573 m) e quindi ad E sul 401 AV1 sino alla vicina forc. Travenanzes (2507 m – 0.20’).
Si prosegue a N su segnavia 20b che dapprima in falsopiano e successivamente in modesta salita punta verso la vicina forc. Gasser Depot (2633 m). Si scollina e dopo un breve tratto in piano si sale a sinistra verso forc. Granda che non si tocca. Si prosegue a destra su buona traccia non segnata verso l’evidente canale chiuso da una stretta selletta dove termina il tratto di discesa della ferrata Tomaselli. Si supera un salto di rocce e pochi passi dopo, all’altezza di ghiaie giallastre, si lascia a destra il prosieguo per la selletta e si devia a sinistra in falsopiano su tracce appena poco instabili su una cengia che poco oltre è segnata da un ometto. Si percorre integralmente la Cengia Veronesi (v. relazione) che poco sopra incrocia per breve tratto la ferrata Tomaselli e la si segue in spettacolare ambiente parzialmente attrezzato sino al suo termine presso l’ometto sulla dorsale che unisce la Cima Fanes di Mezzo a Cima Scotoni (2855 m – 2.00’).
Si abbandonano i segnavia per una chiara traccia a destra che traversa su sassi e ghiaie in leggera discesa portandosi quasi sotto parete e raggiungere infine la base di un ripido canale, spesso innevato, alla cui fine si intravvede una forcelletta (2830 m – 0.10’).
Accesso da Capanna Alpina – Questa opzione è più lunga ed implica un maggior dislivello. Dal Plan dal’Ega (1720 m) si segue il segnavia 20 a SE passando accanto al rif. Scotoni (1985 m). Si prosegue in salita sino al laghetto di Lagazuoi ed al bivio a sinistra sul 20b AV1 dapprima sotto parete e successivamente a risalire lo stretto canale che, su strette e
ripetute svolte, rimonta sino alla soprastante forc. del Lago (2486 m – 1.50’).
Sin qui è possibile giungere con giro più ampio ma meno ripido. Da Capanna Alpina si segue il segnavia 11 che conduce al Col de Locia e proseguendo sino alle tabelle in Plan de l’Ega dove si svolta a destra sul 20b AV1. Lo si segue verso S in contenuta ma costante ascesa sino a raggiungere la forc. del lago (2486 m – 2.30’).
Dalla forcella si prosegue su chiara traccia a SE rimontando la parte destra del largo ghiaione sino all’altezza di una svolta dei segnavia verso destra (ca. 2700 m). Si lasciano quindi i segni per seguire a sinistra una traccia che traversa il ghiaione e si dirige verso una fascia rocciosa dove si rinvengono alcuni grossi ometti. La si risale facilmente e sormontatala si
prosegue a S puntando alla base delle rocce a sormontare un enorme zoccolo roccioso. Ora a destra in breve tra due alte e verticali pareti alla base del canale che sbuca sulla visibile forcelletta soprastante (2830 m – 0.40’).
Si risale il canale, che si presenta ripido e rovinoso sui lati, lungo la centrale lingua nevosa presente sino a stagione inoltrata – picca e ramponi. È pur possibile risalire inizialmente sul lato sinistro per traversare a metà su quello destro ma il fondo instabile e le scariche ne rendono la progressione faticosa ed impegnativa se non pericolosa in presenza di altre persone più sotto. Si rimonta il canale che si stringe nella parte mediana sino alla stretta ma comoda forcelletta sempre in vista lungo la risalita (2910 m – 0.20’).
Dal valico a destra si traversa un pendio instabile mantenendosi quasi a ridosso della parete oppure su linee più basse puntando ad una torretta che si stacca dalla fascia rocciosa – qualche ometto. Si aggira sulle ghiaie l’isolato blocco roccioso sia a sinistra che sulla traccia a destra e quindi si sormonta il facile zoccolo roccioso su facili passi. Sulle più stabili ghiaie si prosegue ora su buona traccia verso E aggirando le rocce e con ampia svolta ci si alza progressivamente. Una successiva svolta a sinistra porta con le ultime tracce tra i sassi che anticipano la vetta ed in breve all’ometto principale della Cima Fanes di Mezzo (2989 m – 0.25’).
Si rientra alla forcelletta seguendo a ritroso il percorso di salita con particolare attenzione all’ultimo traverso che, oltre la torretta, riporta su tratto rovinoso e detritico sino alla forcelletta (2910 m – 0.15’). Nel riportarsi alla forcelletta è utile visualizzare la successiva salita oltre la stessa focalizzando alcuni punti di riferimento utili per portarsi sino allo spigolo da aggirare per seguire poi la più facile cengia di ghiaie sino a forc. Fanes.
Sul lato opposto del valico si traversa a sinistra per una decina di metri, si rimonta un gradone e su roccette e detriti si rimonta una prima breve fascia rocciosa (6 m – II – instabile) verificando sempre preventivamente la stabilità di ogni appoggio ed appiglio. Alla base di una lingua di terreno rossastra si devia leggermente a sinistra e si traversa con attenzione su ghiaie e detriti il pendio successivo sino a raggiungere il primo spigolo roccioso su un solido gradone. Lo si aggira e si segue ora la più facile traccia sulle ghiaie che in contenuta discesa accompagna la soprastante cresta e conduce brevemente alla non lontana forc. Fanes (2864 m – 0.15’).
Un’alternativa per evitare il salto dalla forcelletta consiste nel ridiscendere il canale, portarsi quasi a ridosso delle pareti a destra, traversare il valloncello di ghiaie e sassi e portarsi alla base dell’ultimo largo ghiaione che, faticosamente, si risale sino a forc. Fanes (2864 m).
Dalla forcella si prende come riferimento la lunga linea di cresta che guida verso la Cima Fanes Nord. Solo per il primo tratto la traccia risulta chiara e relativamente sicura per perdersi spesso nel tratto mediano e da interpretare sin quasi sotto la cima. L’impegno tecnico è limitato ma è il fondo instabile e gli appoggi minimali, in particolare nella seconda metà, che rendono la salita e soprattutto la discesa delicate e pur per tratti in esposizione. Si inizia a destra del filo per portarsi successivamente sulla stretta cresta ma ancora su fondo facile. Si rimonta un breve salto roccioso e lungo la cresta una facile paretina appoggiata dove i detriti si fanno più presenti. Si traversa quindi sul versante S a pochi metri dal filo su labili tracce di passaggio ricercando i passi meno instabili a riportarsi ancora una volta sul filo per un tratto più semplice. Dove la cresta si fa più frastagliata la si abbandona nuovamente a meridione e si traversa verso un marcato spuntone rossastro ora decisamente su pendio ripido e detritico dove la progressione richiede una attenta interpretazione. A pochi metri dalla cresta si raggiunge lo spuntone e se ne supera la lingua rocciosa basale entrando in un corto ma ripido e scivoloso canalino che si risale a riprendere la cresta. Sotto l’ultima paretina appoggiata ma discretamente solida si rimontano gli ultimi metri sino all’ometto di vetta della Cima Fanes Nord (2969 m – 0.30’).
Pur essendo di facile orientamento la discesa richiede ancor più attenzione soprattutto nella prima metà. Ridiscesa l’ultima paretina si discende il canalino, si supera la base dello spuntone e si traversa poco sotto la cresta il tratto più ripido e delicato dove le tracce sono quasi inesistenti ed il fondo instabile. Nella parte mediana ed in particolare nei tratti lungo il
filo la progressione è un po’ più tranquilla e progressivamente si discende verso forc. Fanes (2864 m – 0.25’).
Dalla forcella a N lungo la facile quanto ben marcata traccia che discende il largo ghiaione e che presenta nella parte inferiore divertenti lingue di ghiaie. Si supera la linea basale della sottostante fascia rocciosa e si traversa a sinistra la parte alta della larga colata in sensibile discesa – nevaio sino a stagione inoltrata. Si rimane in quota portandosi sul bordo della fascia rocciosa che si affaccia sul ghiaione che scende dalla dorsale tra Cima Fanes di Mezzo e Cima Scotoni – punto di arrivo della Cengia Veronesi - e guidati da alcuni grossi ometti si discende il salto traversando verso E - traccia sulle ghiaie - a riprendere i segnavia (ca. 2700 m – 0.25’).
Si prosegue a N in discesa sino alla non lontana forc. del Lago (2486 m – 0.15’).
Ora ad E lungo il ripido ma ben tracciato, e recentemente riattato, sentiero di discesa sempre in vista del sottostante laghetto. Una lunga serie di svolte tra due verticali pareti ai lati guida infine a sinistra sotto parete traversando verso S sino ad un bivio. Da questo punto, come variante di rientro al Falzarego, si segue integralmente il segnavia alto senza scendere al lago e, incrociato il 20, lo si segue lungamente e faticosamente risalendo sino a forc. Lagazuoi (2570 m – 1.30’) e proseguendo oltre in discesa sino a passo Falzarego (2105 m – 0.50’).
Dal bivio a destra con l’ultima discesa sin nei pressi del laghetto – tabelle (2200 m). Ora a N sulle ampie e numerose svolte a fianco del corso d’acqua si raggiunge la splendida quanto frequentata spianata del rif. Scotoni (1985 m) e su monotona stradina bianca al sottostante Cap. Alpina (1720 m – 1.15’).
Per l’utilizzo della funivia sino al rif. Lagazuoi tenere presente gli orari di partenza del servizio. L’utilizzo degli impianti consente di ridurre di ca. 400 m il dislivello iniziale fino a forc. Travenanzes. Il percorso descritto implica il minor dislivello in considerazione della combinazione delle due cime ma richiede la necessità di una seconda auto a Cap. Alpina oppure rientrare al Falzarego con il servizio bus.
Le due cime possono essere comunque raggiunte singolarmente in due occasioni diverse. In tal caso la delicata paretina dalla forcelletta sotto la Cima Fanes di Mezzo può essere evitata ridiscendendo lo stretto canale dalla stessa – discesa pur sempre delicata da preferire sulla neve con opportuna attrezzatura.
La salita alla cima di Mezzo è relativamente facile e comporta solo particolare cautela nel primo traverso dalla forcelletta.
La traversata alla non lontana forc. Fanes dalla forcelletta è decisamente consigliata nel senso descritto in quanto è ben visibile la linea di salita. Nei pochi metri di superamento bisogna prestare la massima cautela su ogni passo data la precarietà ed instabilità del terreno e delle rocce come pure le lingue detritiche da traversare. Una volta raggiunto lo spigolo da aggirare la progressione si fa più facile seppur mai banale. Decisamente sconsigliato il senso opposto – da forc. Fanes alla forcelletta – in quanto sul salto finale non risulta visibile dall’alto la migliore linea di discesa considerando pure la precarietà ed instabilità del fondo.
La salita lungo la cresta alla cima Nord è abbastanza lunga e quasi sempre in attenta progressione soprattutto nella seconda parte dove l’esiguità del passo e l’esposizione richiedono confidenza ed esperienza.
Dopo la galleria lungo la Cengia Veronesi: tracce ad E sul Ciadin de Fanes verso Val Travenanzes
Da forc. del Lago: 20b a N per Col de Locia/Fanes – a SE per rif. Scotoni
Dal rif. Scotoni: 20a a S per forc. Salares/forc. Lagazuoi
Da forc. Travenanzes: 401 a NE per Val Travenanzes/402/404 per rif. Dibona
