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relazioni
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Nel regno delle vertiginose guglie del gruppo di Cima Undici in ambiente isolato ma pieno di storia per le vicende della grande guerra.
Da Padola oppure da passo di Monte Croce verso Valgrande fino al parcheggio del rif. Lunelli (1568 m).
A fine parcheggio con segnavia 101 su sentiero largo e comodo ci si porta sotto lo spallone sopra cui si trova il rif. Berti. Con pendenza ottimale senza alcuna difficoltà lo si rimonta con numerosi tornanti a fianco di un corso d’acqua e due piccole cascate. Dopo altre svolte e l’attraversamento di un canale sassoso ci si accosta sulla terrazza del bel rif. Berti (1950 m – 0.50’).
Dietro il rifugio, senza scendere nell’ampio vallone, una tabella con indicazioni ferr. Zandonella e passo Sentinella guida sul prosieguo del 101 dapprima in falsopiano e successivamente al limitare delle zone prative in costante salita mai troppo ripida. Si risale il Vallon Popera verso il visibile passo della Sentinella descrivendo inizialmente una linea quasi diretta a raggiungere il piccolo laghetto di Popera. Da qui la continuità della salita presenta due possibilità. Si segue il segnavia CAI che su ampio giro a sinistra aggira e sormonta alcune piccole alture e si alza successivamente sulla corposa morena oppure poco oltre il laghetto a destra si seguono i bolli rossi su ottima traccia che con linea più diretta tende verso le pareti, accosta la morena e la sormonta dopo il suo primo terzo. Si segue il singolare filo sino al termine, ci si alza ripidamente a destra e ci si porta alle tabelle sotto una spalla rocciosa. Il vecchio tracciato per il passo che proseguiva a sinistra è ora dismesso in quanto presenta alcuni insidiosi smottamenti ed interruzioni della traccia. Dalle tabelle ci si alza subito verso la base delle pareti, dove il tratto è in comune con l’accesso alla ferr. Zandonella.
Raggiunta la base si prosegue a sinistra sotto parete – tracce e resti di guerra – sino a poco sotto il valico. Dopo l’innesto del vecchio tracciato si superano una serie di scalini rinforzati con travi di legno e si perviene allo strategico valico del passo della Sentinella (2717 m – 1.50’).
Via Berti - Si sale sul 101 per pochi metri ed all’altezza del secondo bollo rosso stacca a sinistra una traccia che risale un primo pendio di ghiaie sin sotto una fascia rocciosa con macchie scure ed un grosso roccione soprastante. La si supera (3 m – I) e ci si porta alla base di una larga colata di ghiaie dove si rinvengono i primi ometti. La fascia rocciosa può essere evitata anche risalendo un detritico canalino una ventina di metri a sinistra della stessa ma la sua percorrenza è sicuramente più agevole in discesa.
Si rimonta buona parte del pendio su ampie svolte e chiara traccia per spostarsi a sinistra e raggiungere il ripido canale dei Mascabroni. Lo si attraversa con cautela sulla neve residua di inizio stagione o su esigue ghiaie per rimontare la sponda opposta con delicato traverso su roccette insidiose (3 m – II) e ritrovare una più comoda cengia detritica. La si percorre seguendo gli ometti portandosi grosso modo al centro del ripido pendio tra il canale traversato ed un successivo più a sinistra. Ora lungo ripide vie di salita ci si alza decisamente seguendo le migliori linee tra rocce, canalini e spesso senza un percorso obbligato mantenendo un ideale linea di salita abbastanza diretta ma in realtà con frequenti ma contenuti spostamenti laterali disegnati dagli ometti e dalle svolte su labili tracce (pp. I / I+). I passaggi più verticali si svolgono anche su roccia discretamente solida ma l’ambiente detritico è ben diffuso soprattutto sui brevi traversini e dentro i vari canalini. L’orientamento lungo la salita va comunque ricercato con attenzione magari memorizzando alcuni punti di riferimento per la discesa.
Dopo aver quasi accostato il bordo sull’oscuro canale a sinistra ci si sposta più a destra e si risale uno stretto camino su buona roccia al suo interno per uscirne pochi metri sopra con un esposto traversino a destra (2 m – II-) su linee più appoggiate. Ometti e cenge detritiche guidano un tratto appena più tranquillo sino ad un evidente ometto su spuntone a sinistra che si raggiunge su larga cengia – sassi di sbarramento sotto l’ometto. Nuovamente in decisa salita a destra traversando in diagonale ed un successivo tratto più ripido che sbuca sull’ennesima cengia. Si ignora un ultimo ometto a sinistra che parrebbe invitare il traverso su un canalino ed un successivo passo del gatto e ci si sposta a destra a riprendere la salita dove appare più praticabile sino al soprastante terrazzino con ometto. In questo tratto la linea di salita dalla cengia non è obbligata presentando più possibilità di salita seppure più evidenti durante la discesa. Se ci si alza dall’ometto si rimonta un canalino sino ad un grosso spuntone con fettuccia e cordino di calata utile se lo si volesse percorrere anche in discesa ma che può in ogni caso essere evitato su linee più centrali.
È ora visibile la bancata detritica soprastante che si raggiunge facilmente dopo un breve tratto su roccette ed un traverso in salita su ghiaie e sassi. Si traversa in salita la colata di ghiaie, si aggira uno spigolo e si scende qualche passo per attraversare un canale colatoio – delicato. Qualche decina di metri e si raggiunge la base di un canalino di scaglie il cui termine è punteggiato da un ometto sulla soprastante insellatura. Lo si risale con molta attenzione (20 m – friabile) e si raggiunge l’ometto sullo stretto valico (3040 m) che apre la vertiginosa vista sugli appicchi NE della Cima Sud e le due forcelle che la cingono.
Ora a destra, tra la parete sotto la cima ed il canale di sfasciumi poco sotto a destra, si risale dapprima un canalino e successivamente una rampetta detritica più appoggiata sin dove si esaurisce poco sopra forc. Sala. Da qui si volge a sinistra sulle facili roccette ed i detriti sino ai sassi della sommità della Cima Undici Nord (3081 m – 1.50’ – ometto e libro di vetta). La vista sul gruppo di Cima Undici lascia senza fiato.
Si ritorna dalla cima sino alla rampetta detritica e lungo questa alla sottostante insellatura con ometto. Possibile anche evitare, sia in salita che in discesa, la rampa un po’ esposta risalendo il vicino canalino detritico sino a forc. Sala che sembra comunque essere meno stabile.
Dall’ometto lungo il canalino a scaglie con molta cautela e quindi a sinistra traversando il canale riportandosi quindi sulla bancata di ghiaie. Lungo il pendio percorso in salita lasciandosi guidare ora più facilmente dagli ometti e dalle tracce percorse in salita che appaiono più evidenti e che possono disegnare talvolta linee diverse. Le varie cenge incontrate sono utili punti di riferimento come peraltro i vari ometti ed ogni altro eventuale punto di riferimento memorizzato in salita. Ci si riporta infine sul bordo del marcato canale dei Mascabroni, si aggira lo spigolo e si traversa in breve esposizione sino al centro del canale, si rimonta la sponda opposta e si discendono piacevolmente le ghiaie sin sopra la fascia rocciosa iniziale che si ridiscende - oppure pochi metri più a destra lungo un breve canalino detritico incassato. Sulle ghiaie terminali in breve al segnavia 101 ormai al passo della Sentinella (2717 m – 1.20’).
Lungo il percorso di salita, sia sul segnavia CAI oppure sulla più diretta variante a sinistra, ugualmente bollata, verso il laghetto e quindi in breve al vicino rif. Berti (1950 m – 1.10’).
Dal rifugio sul comodo e frequentato sentiero che riporta al parcheggio presso il sottostante rif. Lunelli (1568 m – 0.30’).
Tempi e dislivello sono riferiti con partenza ed arrivo dal rif. Berti. Se si opta per la salita diretta dal rif. Lunelli bisogna considerare ulteriori 400 m e ca. 0.50’. La variante dopo il laghetto che sale a destra è più diretta ed in buone condizioni – bolli rossi. Dal bivio per la ferr. Zandonella assolutamente da evitare la vecchia risalita/discesa che ora può risultare pericolosa – seguire le indicazioni delle tabelle presenti.
Dopo i pendii di ghiaie iniziali ed il primo delicato traverso sul canale dei Mascabroni, la linea di salita si svolge su frequenti spostamenti disegnati dagli ometti restando comunque tra il canale di destra e quello di sinistra. Ci sono diverse intermedie varianti di salita anche se queste risultano ben più evidenti in discesa. Farsi guidare dagli ometti in salita, talvolta da ricercare, sembra in ogni caso la soluzione migliore per non perdere la linea ideale.
I tre traversini sui canali sono i passaggi più delicati, qualche brevissimo passo esposto risulta discretamente solido ed anche dove la roccia può sembrare buona ne va sempre verificata la solidità. Nella progressione, che si consiglia a due/tre persone al massimo, va sempre posta attenzione alle inevitabili scariche di sassi e regolare pertanto la percorrenza debitamente distanziati nei punti più critici.
In discesa nel tratto centrale tra le due terrazze di ghiaie, ben guidata da tracce ed ometti ora più visibili dall’alto, le linee possono seguire talvolta delle varianti. Utile comunque memorizzare qualche punto di riferimento a conferma della linea corretta, peraltro punteggiata dagli ometti.
Percorso da effettuarsi solo in condizioni ambientali favorevoli ed ottime condizioni di visibilità.
Il contenitore metallico del libro di vetta è in ottime condizioni ma lo stato degli sparsi appunti contenuti molto meno.
Dal rif. Berti: 152 a S per biv. Piovan – ad O per ferr. Roghel – 124 a N per forc. Popera/Pian della Biscia
Da passo della Sentinella: 101/124 ad O e N per Val Fiscalina/discesa diretta per Val Fiscalina/s.a. Croda Rossa
