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Salita alla seconda cima del piccolo gruppo dei Tamer con spettacolare approccio lungo la caratteristica e facile cengia.
Da Agordo, oppure da Dont in Val Zoldana, si raggiunge passo Duran dove si parcheggia (1601 m).
In alternativa si può parcheggiare qualche tornante prima presso un ampio parcheggio vicino ad un torrente nei pressi di malga Càleda Vecchia (1500 m). Questa opzione comporta un dislivello di poco superiore ma più diretto e lineare rispetto al precedente.
Da passo Duran - opposto ai parcheggi il 524 sale nel bosco e tagliando a sud il Sasso di Càleda ci si dirige verso O. Si percorre un’ansa esposta attrezzata con fune, si attraversa un greto e con veloci tornanti si incrocia a destra il sentiero proveniente da malga Càleda Vecchia - tabella (ca 1750 m – 0.50’).
Da malga Càleda Vecchia - dal parcheggio nei pressi del torrente si sale brevemente a S sino al soprastante bivio da cui a sinistra all’ombra della vegetazione e su pendenze non eccessive. Si esce pian piano dalla zona boschiva incontrando alcuni facili salti di roccia (pp. I-) tra svolte ed anse solcate da rigoli d’acqua – sbiaditi segnavia ma traccia sempre
evidente. Si segue il greto per un tratto per lasciarlo più sopra e traversando tra i mughi ci si ricollega al segnavia 524 che arriva da passo Duran nei pressi di un corso d’acqua tra i sassi (ca. 1750 m – 0.35’).
Si prosegue ora risalendo il Van de Càleda e dove più sopra più tracce si dipartono ci si mantiene a destra a sormontare una comoda dorsale che conduce all’incrocio sotto la parete dove arriva il segnavia che scende dalla forc. di S. Sebastiano – tabella (2020 m – 0.40’).
A destra a risalire il largo ghiaione inizialmente su traccia più appoggiata e successivamente su ripidità più accentuate. Si transita accanto un largo antro della parete e sugli ultimi tornanti più faticosi si guadagna forc. La Porta (2330 m – 0.30’).
Dalla forcella si volge a destra su cengia dapprima ghiaiosa e successivamente rocciosa in costante seppur comoda salita. Esaurito il primo tratto lineare si aggira un grosso torrione sulla destra e si prosegue oltre su comoda traccia che si esaurisce presto sotto alcune scomode svolte detritiche oltre le quali si perviene alla stretta forcella tra il Piccolo ed il Grande Tamer. A destra si risalgono le ghiaie e si supera una strettoia sin dove si esaurisce il canale sotto un blocco roccioso. Si supera la ripida paretina a sinistra inizialmente poco appigliata e scivolosa ed un pò più agevole nella seconda parte (5 m – II-/I+ - possibile cordino in loco) a sormontare il blocco roccioso. Si prosegue seguendo le scomode svolte su terreno detritico ed instabile entrando in uno stretto canalino sino al suo termine. Sulla paretina di sinistra ci si alza su essenziali appoggi (2 m – I+) e su brevissima cengia ricoperta di detriti si rimonta la strozzatura. Ora sulle ultime lingue detritiche sotto la cima si superano alcuni massi, ci si porta a destra di un intaglio, si supera un piccolo saltino roccioso e con gli ultimi metri più appoggiati si perviene alla cima del Tamer Grande – ometto e libro di vetta (2547 m – 0.40’).
Sugli stessi passi di salita ci si porta sopra lo stretto canalino che si raggiunge ora con movimento meno agevole ed obbligato. Si discendono le ghiaie con cautela per la facilità di smottamento e si raggiunge la paretina iniziale che si presenta meno agevole negli ultimi metri. Si raggiunge la forcella tra i due Tamer e sulle ultime ripidità si imbocca a ritroso la comoda cengia che in tranquillità riporta a forc. La Porta (2330 m – 0.35’).
Variante di discesa – Dalla forc. La Porta ci si porta sul versante zoldano sopra il Van de Le Forzelete. La traccia scende in diagonale con contenuta pendenza verso destra quindi volge a sinistra in discesa tra le rocce più grosse del ghiaione.
Intorno ai 1860 m si lascia il 524 per una deviazione a sinistra che guida veloce al biv. Angelini (1680 m – 0.40’). Dal simpatico bivacco sul 536 si risale per circa 80 m verso forc. de Le Càure per poi ridiscendere e traversare in quota. Si risale brevemente alla forc. de La Barance (1688 m), si scendono alcuni ripidi salti erbosi scavati e si aggira sulla sinistra l’altura La Coda. Ancora brevi saliscendi poi il sentiero diventa più omogeneo, riceve il sentiero del Viaz dei Cengioni a sinistra ed in tranquillità porta a passo Duran (1601 m – 1.00’) – oppure si prosegue poco più oltre se si è partiti da Pian Càleda.
Si ripercorre il ghiaione in comoda discesa e lungo il medesimo tragitto di salita si discende lungo il Van de Càleda sino al bivio sottostante (ca. 1750 m – 0.30’).
Ora a destra su stesso segnavia si supera un’esposta ansa traversandola lungo un tratto attrezzato e rimontando il successivo panoramico traverso verde sotto il Sasso di Càleda. Su lunga traccia con qualche saliscendi intermedio si prosegue a NO e dopo aver traversato zone boschive ed alcune aperte radure si esce dal bosco poco sopra passo Duran (1601 m – 0.40’).
Per il rientro diretto al Pian Càleda si può scendere dal bivio lungo la traccia di sinistra che comporta alcuni tratti ripidi e qualche salto roccioso con attenzione in caso di bagnato a riportarsi infine presso il parcheggio (1500 m – 0.25’).
Per l’eventuale rientro da passo Duran al Pian Càleda a S su rotabile sino al parcheggio (1500 m – 0.20’).
L’ambiente del gruppo è altamente spettacolare e la lunga cengia presenta una sensibile esposizione indiretta.
L’intero percorso di salita alla cima è punteggiato da vecchi sbiaditi bolli rossi. Si sono riscontrate, a distanza di anni, alcune condizioni più delicate nel percorso che rivalutano l’impegno richiesto anche per la natura del fondo nella salita dopo la cengia. Il superamento della prima paretina richiede attenzione mentre la seconda si rivela più disagevole in discesa. Le lingue detritiche lungo la salita si presentano scivolose ed instabili rendendo la progressione a tratti accorta.
Dal bivio sopra il Van de Càleda: segnavia a NO per forc. di S. Sebastiano/Cima Nord di S. Sebastiano
Da forc. La Porta: 524/536 Anello Zoldano per biv. Angelini e rientro passo Duran
