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relazioni

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Prealpi - Alpago
Dolada
1938 m
Puos-Plois-Carota 1000 m
1000 m
5 h
F+ / pp I p. I+
►►►
rif. Dolomieu-Dolada 1495-biv. Scalon 1150 m

La traversata del Dolada dal biv. Scalon può risultare faticosa nella parte alta su ripidi pendii e scende al rifugio dopo un divertente tratto in cresta mentre fino al bivacco risulta una piacevole passeggiata. Attualmente il tratto dopo il ricovero non risulta ben segnalato e va percorso solo con condizioni asciutte. La posizione del Dolada risulta panoramicamente strategica essendo posto come punto di partenza dell’AV7.

Da Pieve d’Alpago proseguire per Plois e quindi fino al rif. Carota, dove sulla sinistra si stacca una stretta stradina con piccolo parcheggio nei primi metri (1000 m).

Si prosegue per poco sulla stradina stessa sino al vicino di sentieri. Si tralascia quello a destra per il rif. Dolomieu per proseguire ad O sulla larga mulattiera ora da poco contrassegnata con tabella per il bivacco. La si segue a lungo quasi in falsopiano passando alcune casere sempre su comoda traccia recentemente riattata. Si incrocia  successivamente una deviazione a destra per il Dolada che si ignora proseguendo diritti. Trattasi in effetti di un vecchio percorso con radi bolli e tracce di camminamento che si inerpica sul ripido pendio a sormontare una costola quindi risale faticosamente il largo vallone che si apre tra forc. Buson e la cresta terminale. Un tracciato non difficile ma faticoso e dall’aspetto semi abbandonato, poco interessante
Si passa un recente capitello e poco oltre una riassettata Baracca del Cacciatore in luogo verde e singolare. A proseguire la traccia si fa più stretta seppure sempre facile. Con qualche breve saliscendi si passa il bivio col sentiero dell’AV7 proveniente da Soccher sul quale ci si innesta ed in breve si giunge sul balcone panoramico dove sorge il piccolo ma simpatico biv. Scalon (1150 m – 0.50’).
Dietro la costruzione si salgono alcuni scalini e ci si inerpica nel bosco su evidente sentiero per uscire dalla vegetazione poco oltre dove si apre il selvaggio ed ombroso vallone e dove il percorso diventa più ripido ed a tratti meno evidente. Si risale il pendio macchiato di rocce, ghiaie e zolle seguendo vecchi segnavia a volte difficili da ritrovare. Inizialmente ci
si accosta essenzialmente alla parete di destra dove la traccia sembra più marcata, si tagliano alcune lingue di ghiaia e si risalgono alcuni canali erbosi talvolta a vista in mancanza spesso di riferimenti. Per un buon tratto ci si tiene al centro del canale principale e dove questo devia, più stretto a destra, lo si lascia sormontando a sinistra la costola e doppiando alla base una prua rocciosa. Lo stretto canale a destra in verità conduce più direttamente alla cima: dopo il tratto iniziale si deve superare una fascia di roccette (I) e risalire un lungo e ripido pendio erboso che termine solo qualche metro la cima a sinistra della cima principale. Si tratta di una variante seguita in discesa ma comunque ripida e da percorrere solo in
ottime condizioni ambientali
Ci si alza inizialmente a ridosso della parete a destra poi distaccandosene superando un tratto di roccette e successivamente ghiaie instabili con cautela ma si può pure traversare verso sinistra, in ogni caso puntando alla cresta divisoria sommitale. Una volta raggiunta la si segue brevemente sino alla sua interruzione sotto una verticale parete e, poco più a destra, verso una fessura che la taglia dalla spalla dove si rinviene qualche sbiadito segnavia (1800 m – 1.40’).
Qualche passo a raggiungere la fessura che si risale con attenzione su appoggi minimi lungo placche per una decina di metri (I+) dove è presente una vecchia fune disancorata ma trovata fissata solo a monte. Montati sulla spalla è ora visibile la cresta che la collega alla cima con alcuni saliscendi ed ancora invisibili ma intuibili forcelline intermedie. Seguendo l’esile traccia, qualche bollo ma soprattutto la cresta si superano alcune rocce seguendo il filo o distaccandosene di poco verso destra. Si traversano alcuni mugheti e doppiando alcune forcelle della cresta, senza rilevanti perdite di livello, si accosta un’ulteriore risalita su rocce (I) di cui va verificata la stabilità quindi in discreta esposizione un breve tratto su esiguo filo di cresta su rocce non sempre solide che termina su più comodo crinale erboso ormai a pochi metri dalla cima. Con gli ultimi passi si accosta un ripido canale erboso a destra – dove arriva la variante di cui sopra – e sulla terminale della dorsale si perviene alla cima principale del monte Dolada (1938 m – 0.30’).
Salita dal rifugio Dolomieu - dopo il parcheggio, all’incrocio si sale a destra per qualche minuto sulla mulattiera per lasciarla più sopra alle tabelle che indicano la direzione del rifugio dentro il bosco. Si segue a lungo il piacevole sentiero che con lunghi e mai troppo ripidi traversi incrocia due volte la rotabile e conduce con facilità sul pianoro nei pressi del rif.
Dolomieu al Dolada (1495 m – 0.50’).
Dal rifugio verso O su 961 AV7 inizialmente in chiara salita quindi in diagonale ad aggirare la base del Col Dolomieu. Ancora in risalita su una spalla erbosa sino a forc. Buson (1750 m) da cui in leggera discesa su breve traverso, si risalgono due salti rocciosi (I) e su un pendio di roccette ed una serie di tornantini si raggiunge il filo, iniziando la breve traversata lungo la spiovente cresta fino alla panoramica cima (1938 m – 1.00’).

Dalla cima si percorre la panoramica cresta sommitale passando accanto alla grande parabola, si scendono i primi salti di rocce e sassi e spostandosi di poco sul versante O, con frequenti tornantini ci si abbassa in direzione della verde forcella. Con due brevi salti rocciosi (I) si scendono gli ultimi metri prima di un breve traverso che anticipa il valico di forc. Buson (1750 m – 0.30’).
Oltre questo si scende il brullo pendio sino alla svolta entrando momentaneamente nel bosco, si traversa brevemente un canale detritico ed in breve si raggiunge la radura di lancio antistante il rif. Dolomieu al Dolada (1495 m – 0.30’).
Poco prima del rifugio una tabella indica il sentiero di discesa che, sempre su pendenze contenute, guida con ampie svolte dentro il bosco su piacevoli camminamenti sino a raggiungere la mulattiera che in breve riporta al parcheggio in loc. Carota (1000 m – 0.30’).

Variante diretta di discesa per il biv. Scalon - Dalla cima proseguire verso nord per pochi metri quindi scendere decisi a sinistra lungo i ripidi pendii erbosi, puntando ad una evidente e lontana selletta che anticipa – a destra - uno stretto canale all’ombra. Tra salti di zolle e canali di mughi si perdono subito velocemente molti metri, si valica la selletta, fino ad un salto di rocce da arrampicare in discesa con attenzione (I). Al termine la traccia acquista connotati più marcati anche se la ripidità rimane costante. Al termine del vallone si punta nel bosco verso sinistra accostando la parete dove si rinvengono alcuni vecchi segnavia. Quando il tracciato si fa meno ripido e più tranquillo si raggiunge finalmente il panoramico terrazzo dove sorge il biv. Scalon (1150 m – 1.30’).
Dal bivacco si prosegue verso S praticamente in piano passando il bivio per Soccher, la Baita del Cacciatore, le casere dove la traccia si fa più larga e assume i tratti di carrareccia e siamo ormai nei pressi dei primi casolari poco prima del parcheggio in loc. Carota (1000 m – 0.30’).

Il giro orario si presenta più faticoso anche se i tratti più scabrosi si trovano in salita. La fessura da risalire che si incontra subito dopo l’approccio alla cresta può risultare non propriamente asciutta e va verificata in ogni caso la tenuta dello spezzone di fune presente, eventualmente utile un breve spezzone di corda.
Non va sottovaluto neanche il percorso sommitale tra la cima e forc. Buson dove in caso di condizioni bagnate il fondo può essere insidioso. La variante diretta dalla cima al bivacco va evitata assolutamente in caso di condizioni ambientali non perfette.

Dal rif. Dolada: 905 a NE per Col Mat AV7
Da biv. Scalon: ad O discesa diretta per Soccher

2016
Luca e Michele
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